Recensione film Carrie, la ribellione sociale con Julienne Moore e Chloë Grace Moretz

Cinema / Recensione - 16 January 2014 08:00

Carrie è il romanzo di Stephen King del 1974 che ha un nuovo adattamento in film. Julienne Moore e Chloë Grace Moretz sono le due protagoniste, per un film che adatta la trama a tematiche

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Carrie è il film diretto da Kimberly Peirce e interpretato da Julienne Moore e Chloë Grace Moretz. È tratto dal romanzo di Stephen King “Carrie”, scritto nel 1974.

La trama. La vicenda s’incentra su Carrie White, ragazza introversa, con una madre autoritaria e bigotta. A scuola viene allontanata e derisa dai compagni, tanto che in palestra scopre di avere le mestruazioni senza conoscerne il significato: il quell’occasione le compagne di classe per beffeggiarla filmano la scena con un telefonino diffondendola in rete. 
La madre Margaret White è religiosa, e anni prima quando scoprì di essere incinta di Carrie non abortì solo per le proprie convinzioni cattoliche. Ora che Carrie è cresciuta la madre vuole difenderla dall’esterno, le impedisce di fare la doccia con le compagne e la richiude in un "armadio preghiera": Carrie urla, sulla porta appare una crepa, il crocifisso nell'armadio comincia a sanguinare. Carrie scopre così di avere la telecinesi, potendo muovere gli oggetti con la mente e usa questo potere per spaventare la madre, la quale vuole impedire di partecipare al ballo della scuola. In realtà uno dei momenti clou del ballo sarà quando Carrie e il ragazzo con cui partecipa saranno incoronati re e reginetta, anche se si tratta di uno scherzo. C’è un secchio con del sangue di maiale usato per beffeggiarla, ma lo scherzo esonda e il ragazzo muore. Cosicché Carrie scatena la telecinesi, uccide molti degli studenti, accende un incendio e poi torna a casa dalla madre. Ma il finale è funesto per entrambe.

“Carrie” di Brian de Palma da Stephen King. Il film è certamente uno di quelli che risente della presenza del predecessore, ossia la pellicola del 1976 diretta da Brian De Palma. Qui l’aspetto eversivo della giovane Carrie era smussato da quello personale, poiché la giovane manifestava un carattere forte che era ammantato dalla sua presunta insicurezza. 

L'horror "Carrie" di Kimberly Peirce.  Nel film di Kimberly Peirce invece Carrie è mostrata capace di evolvere solo grazie agli effetti orrorifici, quasi fosse spaventata da ciò che non riesce a governare. E un aspetto preminente infatti lo occupano i suoi compagni di scuola che diventano anche aguzzini, capaci di quelle crudeltà che conducono poi ad una vendetta anti-bullismo. È questo l'aspetto più innovativo del film, essersi adattato alle tematiche attuali e sociali piuttosto che personali, poiché è la società che si prende gioco della giovane Carrie senza un motivo specifico. E la sua umiliazione è quella che si avverte spesso nella cronaca nera, dove è più complesso reagire. Ottimo in tal senso è stato il lavoro degli sceneggiatori Lawrence D. Cohen e Roberto Aguirre-Sacasa

Recensione. Su tutti svetta l'interpretazione di Julienne Moore che sa restituire l’impressione di una madre inutilmente devota alle proprie preghiere. La giovane Moretz è quasi soggiogata da un personaggio complesso, tanto irreale quanto quotidiano: il potere che lei ha non è solo cinetico, ma anche quello di imporre le proprie scelte nella società attuale senza essere soggiogati dalle costrizioni.
Un film certamente da vedere, perché nella linearità della trama mostra quanto possa essere funzionale una storia dalla narrazione perfetta, capace di dosare realismo ed horror, tratta da  uno dei migliori romanzi del XX secolo.

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