Intervista ad Andrea Segre, regista Di ‘Come Un Uomo Sulla Terra\'

Cinema / Intervista - 23 August 2009 07:01

Andrea Segre risponde alle domande di mauxa

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In questi giorni 5 eritrei su un gommone sono giunti a largo di Lampedusa: durante la traversata 73 compagni sono morti di stenti e gettati i mare. Le Forze Armate maltesi avrebbero omesso i soccorsi e rilanciato il problema alla Guardia di Finanza Italiana. Ora la procura di Agrigento ha aperto un\'inchiesta per favoreggiamento dell\'immigrazione e omicidio colposo plurimo a  carico di ignoti.

Ma chi sono questi clandestini bistrattati dai media e che creano lo spettro di xenofobia? Abbiamo intervistato Andrea Segre, autore assieme a Riccardo Biadene e Dagmawi Yimer del documentario Come un uomo sulla terra, che ha rispsconno notevole successo nelle rassegne e che è stato trasmesso su Rai 3. Dag era un giovane etiope che studiava Giurisprudenza ad Addis Abeba. A causa della forte repressione politica nell\'inverno 2005 è emigrato, ha attraversato via terra il deserto tra Sudan e Libia: qui si è imbattuto in una serie di disavventure legate non solo alle violenze dei contrabbandieri che gestiscono il viaggio verso il Mediterraneo, ma anche alle sopraffazioni e alle violenze subite dalla polizia libica, responsabile di indiscriminati arresti e disumane deportazioni. Dag è riuscito ad arrivare via mare in Italia, a Roma, dove ha iniziato a frequentare una scuola di italiano.

Cosa racconta Come un uomo sulla terra?

Le tre storie le ho incontrate all\'interno della scuola d\'italiano per stranieri gestita da Asinitas Onlus che è la produttrice del film. All\'interno di questo laboratorio ho incontrato Dag e, insieme a lui le storie del film. Dag era perfetto per la sua capacità di raccontare. La sua storia era importante: si smonta la prassi dell\'africano poveretto che arriva in Italia: lui è laureato in giurisprudenza, ha un\'individualità che viene schiacciata dalle demagogie.


Come avete cercato di evadere dal pericolo del semplice documentario di denuncia?
Avvicinandomi alla dimensione individuale e intima del racconto. Il documentario televisivo classico informa su fenomeni, non racconta. Invece quello cinematografico avvicina ad una dimensione più intima, che non sfocia poi nella lacrima: riuscire a creare una relazione tra la persona che racconta e lo spettatore. Cercare di immedesimare gli spettatori italiani con quei volti. Così si vive questa vicinanza insolita con i protagonista.

Dag ora dov\'è?

A Roma, lavora nella scuola d\'italiano. Tutti i rifugiati hanno lo status di protezione umanitaria. Pur godendo di questo diritto di fuga, non ricevono nessun tipo di agevolazione. È un diritto di sosta. Convivono anche con il trauma di questa precarietà.

Come funziona la distribuzione di questo documentario?
La distribuzione è avvenuta in maniera autonoma, con una piccola segreteria per la distribuzione. Chiunque lo volesse, lo poteva avere. Come se fosse un film registrato siae: si noleggia la copia per la proiezione.

Che ruolo ha avuto il web nel lancio del documentario?

Il web  è stato essenziale. Noi non abbiamo stampato nulla di cartaceo o pubblicità. Il punti di partenza è stata la distribuzione del film, Fortress Europe (http://fortresseurope.blogspot.com), più tutta una rete di contatti. Siamo partiti da questi contatti e poi c\'è stato un passaparola efficace legato all\'attualità del tema, al trattato Italia Libia (che per il governo libanese non prevede alcun obbligo di accoglienza e tutela del diritto d\'asilo, N.d.R.), all\'esigenze di creare spazi su questo argomento dell\'emigrazione liberi dalla demagogia elettorale che controlla queste tematiche.

Quindi il tema dell\'immigrazione, nell\'informazione è pilotato?

È uno dei temi centrali di tutte le discussioni elettorali: però i protagonisti non votano. Si parla di questo problema, delle paure, delle persone che dovrebbero ricevere aiuto, ma non delle impressioni delle perché siano emigrati. Se ne discute da parte di chi la teme, nessuno ha contatto con gli emigranti che approdano a Lampedusa.

Il prossimo progetto qual è?

Uno per ciascuno, documentario e fiction: il documentario ha molto di narrativo che il film di documentario.

http://comeunuomosullaterra.blogspot.com 

 

 

 

 

 

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