Recensione Aprés Mai, la rivoluzione malinconica
Olivier Assayas, dopo Carlos porta sul grande schermo Aprés Mai, una storia ambientata nella Francia studentesca e tumultuosa dei primi anni settanta.
E' stato presentato ieri in Concorso alla 69° Mostra del Cinema di Venezia il nuovo film di Olivier Assayas, Aprés Mai (Something in the air).
Il film è ambientato nella Parigi dei primi anni settanta dove si intrecciano le storie di un gruppo di giovani amici in pieno fermento personale e politico. Gilles è uno studente con la passione per la pittura, l'arte, la regia cinematografica e l'impegno politico. Insieme ai collettivi studenteschi, molto attivi nella Francia dei primi anni settanta, intraprende un percorso di attivismo politico e di scontro con le istituzioni e le forze dell'ordine.
Sul suo cammino incontra i suoi compagni di utopie ed entusiasmi ed anche le sue prime relazioni d'amore. Come quella con Christine, interpretata da Lola Créton (già presente in Un amore di gioventù), con la quale dopo una primavera di tensioni sociali sfociate in episodi di violenza e repressione nei confronti del movimento studentesco, intraprenderà in estate un viaggio verso l'Italia.
Il viaggio in Italia rappresenterà una svolta per le loro storie personali e politiche, dato che Gilles deciderà di tornare in Francia e poi di spostarsi a Londra per concentrarsi nella pittura e nella regia mentre Christine proseguirà il viaggio accompagnandosi ad un gruppo di cineasti impegnati nelle riprese delle varie lotte di liberazione dei popoli oppressi.
L'aspetto più positivo del film è sicuramente l'importanza e la costante presenza dell'arte nella vita e nel modo di affrontare il mondo da parte di Gilles, una presenza che fa da chiave di lettura per una riflessione globale e una messa in discussione di tutte le strutture sociali di quegli anni.
Ineluttabile sembra essere per quei giovani la rivoluzione così come però appare ineluttabile la spinta ad intraprendere il proprio percorso personale, sentimentale, lavorativo. Un percorso di uscita dall'adolescenza e di maturazione che è al tempo stesso di uscita da un ossessione a tratti violenta per una politica mai gioiosa e dai tratti soffocanti e malinconici.
E dato che per il regista Olivier Assayas il cinema è un'arte, è proprio grazie alla fede nell'arte come strumento di resurrezione che i protagonisti troveranno la loro pacificazione.
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