Non ho più un padre: Odissea

Daily / News - 06 November 2008 11:15

image
  • CONDIVIDI SU
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon

Iniziamo dalla fine, dal plauso, meritato, di Perrotta ai giovani ragazzi delle scuole di Terni che ieri, al teatro Verdi hanno assistito silenziosi e interessati allo spettacolo. A dimostrazione del fatto che la cultura, quella vera, è ancora un'esigenza ed è un diritto a cui i ragazzi non intendono rinunciare.

E poi ripartiamo dall'inizio, per questo viaggio nel mare, in compagnia del mare stesso "affamato di vite" come dice Perrotta, inseguendo un Ulisse presente solo nei racconti di Antonio "il guardiano delle cozze" che fa da tramite  tra Telemaco, figlio di Ulisse  e il mare.

La storia è quella di Telemaco, figlio abbandonato e ormai cresciuto che cerca di ricostruire i pezzi della strana storia di suo padre, l'eroe da tutti acclamato, osannato e dimenticato; un padre che lui non ha mai visto, un padre che tenta di amare, ma che non riesce nemmeno a credere tale.

Telemaco vuole raccontare la sua storia, renderci partecipi del suo punto di vista e nel farlo non ha pietà di nessuno, né di se stesso, né della madre Speranza, barricata da vent'anni dentro casa, in attesa di un uomo che forse non tornerà mai.

Così ci racconta Telemaco lo stesso Perrotta: "Ed è proprio questa assenza ad aprire infinite possibilità nei pensieri di Telemaco.  Lui è l'unico personaggio dell'Odissea che può costruire un'immagine di Ulisse calibrata a suo piacimento. I pensieri di Telemaco, forse, sono l'unico luogo dove Ulisse può essere ancora un eroe. Ma gli eroi durano il tempo di un romanzo e questo Telemaco lo sa...
Solo così potevo immaginare un'odissea mia, contemporanea, solo portando la leggenda a noi,

in questo nostro tempo così disarticolato e privo di certezze."

Ed ecco allora che lo spettacolo diventa l'Odissea di un ragazzo qualunque, del ventunesimo secolo, che vive in un mondo spietato, ipocrita ed egoista che ha bisogno di eroi e di miti perché non sa vivere la quotidianità. Mito e quotidiano si fondono insieme, accompagnate dalla musicalità dei versi di Omero che vanno a braccetto con il dialetto leccese e da una splendida partitura musicale che sottolinea con maestria ogni passo dell'attore e dove i musicisti diventano anch'essi voci del racconto con i loro molteplici strumenti.

E alla fine della pièce, il solo pensiero che resta fisso in testa sono le parole finali di Telemaco che con un filo di voce, più pesante di un macigno, chiede a suo padre qual' è lo scopo dell'eroe se non quello di creare un assenza e mettere un muro tra lui e quella normalità che lo avrebbe reso uomo.

E forse il vero eroismo oggi è quello di riuscire a vivere la quotidianità e costruirsi, lontano da mille tentazioni, una famiglia felice che continua il suo viaggio nel mare della vita.

Perrotta è straordinario nei panni di attore-narratore; le sue doti e il suo carisma ammaliano lo spettatore che gli perdona quel pizzico di superficialità presente nel testo, un testo che non sempre approfondisce o sottolinea, lasciando troppi punti interrogativi e che non rende giustizia alla poesia che Perrotta stesso sa creare intorno a sé.

Odissea ha debuttato in prima nazionale il 16 novembre 2007 all'ITC Teatro di S. Lazzaro (BO), lo spazio storico della Compagnia del Teatro dell'Argine.

Regia: Mario Perrotta. Drammaturgia: Mario Perrotta. Attori: Mario Perrotta.. Musiche: Mario Arcari, Maurizio Pellizzari. Produzione: Compagnia del Teatro dell'Argine.

© Riproduzione riservata




Seguici su

  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon