Venezia 73: recensione di The Light Between Oceans, fondante sul concetto di perdita

Cinema / Recensione - 01 September 2016 09:00

Per la Mostra del Cinema di Venezia 2016, tra i film in concorso è presente The Light Between Oceans con Michael Fassbender, Alicia Vikander e Rachel Weisz, per la regia di Derek Cianfrance.

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The Light Between Oceans, per la regia di Derek Cianfrance, segue l’evoluzione del rapporto di una coppia chiamata ad affrontare disgrazie e a prendere decisioni che condizioneranno non solo la relazione esistente tra i due protagonisti, ma anche la loro singola esistenza.

Ambientato agli inizi del Novecento il lungometraggio vede la vita di un guardiano di un faro, il Tom interpretato da Michael Fassbender, entrare in contatto con quella di una giovane donna, l’Isabel di Alicia Vikander, l’uno distaccato da ciò che lo circonda, l’altra piena di gioia di vivere. I due mondi finiscono per incontrarsi ed incrociarsi formandone uno nuovo, pieno di aspettative verso un prospero futuro comprendente il frutto più roseo nato dal grembo del concetto di famiglia, la prole. Quando i due coniugi dovranno fronteggiare la dura realtà che si schiera come muro invalicabile oltre il quale giacciono non esauditi i loro sogni, la loro mente, umanamente fallace, consiglierà una soluzione eticamente scorretta che appagherà, almeno in parte, il dolore causato dalla perdita.

Quella analizzata da Derek Cianfrance in The Light Between Oceans non è unicamente la perdita materiale di un affetto familiare, di cui si fa preciso riferimento sottolineando come non esista un sostantivo per definire un genitore che perde il proprio figlio. Il concetto di perdita su cui si pone l’attenzione è anche intimamente connesso alla perdita intesa come aspettativa che si sgretola lentamente sotto l’insostenibile peso della realtà dettata dal destino. Simbolicamente Michael Fassbender impersona un guardiano che deve mantenere costantemente accesa la luce del faro, quella luce esistenziale che si nasconde dentro ogni singolo individuo e deve essere sempre alimentata altrimenti si rischia di chiudere se stessi alla vita. Ed è proprio durante un significativo dialogo tra i due protagonisti che Isabel riesce a scorgere assopita, ma ancora presente, quella luce vitale nascosta dentro Tom, quella luce che ha visto così tanta morte intorno a sé da rendere insensibile l’involucro che la abita. La luce presente sia in lui che in lei viene inaspettatamente alimentata dal caso, da quel destino che ha deciso di condurre proprio ai piedi del faro la personificazione di una fiamma di vita eterna, la piccola Lucy, quel figlio tanto desiderato da entrambi, non a caso sempre indossante abiti di un vivace bianco.

Derek Cianfrance sgretola le convinzioni e le aspettative dei protagonisti usufruendo di piani d’ascolto, tesi a mettere in risalto la reazione dell’ascoltatore piuttosto che l’azione dell’oratore. Scegliendo appositamente primi piani dapprima presi dal basso, poi non perfettamente centrati, il regista avanza la volontà di passare dal punto di vista di un protagonista a quello di un altro, ma senza fare di questa modalità di narrazione uno dei tratti caratteristici del film, come invece accadeva per Come un tuono: e allora dapprima il racconto si intesse prendendo a prestito il punto di vista della coppia Tom-Isabel, poi vira verso il passato vissuto da Hannah, personaggio interpretato da Rachel Weisz, mescolando i due drammi vissuti, aventi radici in comune.

Immerso in un ambiente sognante, quasi favolistico, il melodramma esposto in The Lights Between Oceans, usufruendo delle intense interpretazioni di Michael Fassbender e della neo-premio Oscar Alicia Vikander, che ritorna gloriosamente a Venezia dopo il trionfo ottenuto con The Danish Girlesamina la tempesta che questa volta sopraggiunge e devasta la quiete, tempesta necessaria per vedere, al di là delle fitte nubi, la luce che trapela all'orizzonte.

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