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Recensione film Gli anni del Prog

Un documentario dedicato al rock progressivo degli anni Settanta, un genere fondamentale per la storia della musica ital

Recensione film Gli anni del Prog

Gli anni Settanta sono stati per il nostro Paese un periodo complesso ricco grandi fermenti culturali e cambiamenti sociali, che hanno cambiato radicalmente la società. In questo documentario, realizzato dal regista Pierfrancesco Campanella, è stata ripercorsa, attraverso interviste ai protagonisti e agli addetti ai lavori dell’epoca, la storia di un genere musicale che ha attecchito in profondità in Italia, evidenziando la creatività e l’impegno profuso dagli artisti nel creare brani e dischi unici, apprezzati nel nostro Paese come all’estero.

Il film, dopo lo sfruttamento cinematografico e la partecipazione in vari festival specializzati, sarà disponibile sia in streaming grazie a CG Entertainment che in dvd tramite Digitmovies, anticipato da un’uscita in allegato alla rivista di collezionismo musicale Raropiù.

Trama de Gli anni del Prog

Essendo un documentario, il lungometraggio non ha una vera e propria trama, piuttosto segue una linea cronologica e critica che si prefigge di raccontare come sia nato il progressive rock, quale sia stata la sua evoluzione musicale sia sotto il profilo della tecnica che dei testi e far conoscere al pubblico i gruppi e dischi.

Attraverso interviste a un consistente numero di protagonisti e agli addetti ai lavori dell’epoca (tra i tanti Mauro Goldsand, Tony Cicco, Renato Marengo, Tony Esposito, Enrico Capuano, Gianni Togni, Donato Zoppo, Gianni Dall’Aglio, Fabio Melelli, Gino Saladini e James Senese, recentemente scomparso) viene spiegato come l'obiettivo del prog rock fosse dare alla musica maggiore spessore culturale e credibilità.

Un fenomeno che è stato tutt’alto che elitario, come ad esempio il jazz, poiché ha saputo raggiungere i giovani di ogni estrazione sociale, persino i ragazzi dei quartieri più periferici e modesti ascoltavano musica progressive.

Con l'aggettivo "progressive" si voleva indicare la progressione – il suo allontanarsi in altre parole – del rock dalle radici blues, tipicamente americane, ad una maggiore attenzione alla composizione, alla melodia e all'armonia, con contaminazioni di musica classica, in particolare sinfonica. 

Una prima novità era rappresentata dalla durata dei brani, tre o quattro minuti, decisamente più lunghi rispetto alle tipiche canzoni radiofoniche; questo cambiamento ha contribuito alla diffusione del cosiddetto “concept album”, un long playing con un discorso unitario e omogeneo, non più una semplice raccolta di singoli. Inoltre, questi 33 giri erano caratterizzati da copertine curatissime, veri e propri capolavori di arte grafica realizzati da grandi artisti.

L’atto di nascita del genere musicale si può fa risalire al 10 ottobre 1969 quando i King Crimson hanno realizzato l’album “In the Court of the Crimson King”, considerato dalla critica il primo album prog rock nonché il più rappresentativo del genere. L’album è formato da cinque tracce tutte dalla durata superiore ai sei minuti, che combinano influenze della musica rock con elementi di jazz, musica classica e sinfonica.

Schede

Un gruppo particolare con cui seguire l’evoluzione del prog italiano sono genovesi I New Trolls. In un primo tempo avevano prodotto canzoni nel solco del beat psichedelico e nel 1968 il primo content album della canzone italiana “Senza orario senza bandiera”.

Nel 1971 il gruppo, dopo aver partecipato nuovamente al Festival di Sanremo, ha inciso quello che molti critici considerano il loro capolavoro: Concerto grosso per i New Trolls, scritto da Luis Bacalov e per i testi da Sergio Bardotti. Il titolo si riferisce al concerto grosso, una forma musicale tipica della musica barocca. Sul lato A dell'album è presente un'opera originale scritta dal musicista Luis Bacalov, suddivisa in quattro tempi, mentre il lato B è interamente occupato dal brano “Nella sala vuota”, un'improvvisazione in gran parte strumentale della durata di venti minuti, registrata in presa diretta e senza orchestra.

Concerto grosso, caratterizzato da elementi di musica classica e passaggi che ricordano le grandi band del progressive britannico dell'epoca, è stato un disco di grande successo, con oltre ottocentomila copie vendute e considerato tutt’oggi uno dei dischi di rock italiano più importanti di sempre.

E per buona parte degli anni Settanta il prog rock italiano ha svolto un ruolo artistico molto importante, affrontando nelle sue canzoni temi esistenzialisti, riferimenti alla mitologia, alla filosofia e al fantasy ma non sono mancati gruppi che hanno fatto della militanza politica la loro bandiera, realizzando così opere ancora oggi molto considerate in Italia e all’estero per la qualità della musica e dei testi. 

I molti punti di forza de Gli anni del Prog

Il film ha rappresentato per il regista una vera e propria sfida, perché, per una precisa scelta artistica, d’accordo con la produzione non si è voluto ricorrere all’inserimento di spezzoni di filmati e immagini d’epoca come è avvenuto in progetti simili, che finiscono per irrigidire, museificare, l’opera filmica. 

L’intenzione di Pierfrancesco Campanella era quella di lasciare la parola ai musicisti, tecnici, autori che quell’epoca l’hanno vissuta, in modo che fossero loro a ricostruire l’atmosfera, a coinvolgere il pubblico in un viaggio emotivo ed intellettuale nel passato.

Un accurato lavoro di ricostruzione storica con grande abbondanza di contributi e testimonianze che spiega come il prog abbia saputo interpretato i fermenti sociali dell’epoca - il desiderio da parte dei giovani di un mondo diverso -, sia stato un fenomeno artistico forse irripetibile, ma ancora attuale e comprensibile alle nuove generazioni, che cercano vera creatività artistica e mom prdpoti commericali oltre le logiche commerciali e fonti di srazo epe rle nuove bandf prog rock italiane.

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