Selma recensione film, Ava DuVernay fa rivivere il sogno di Martin Luther King

Cinema / Recensione - 12 February 2015 13:00

Selma, Ava DuVernay porta per la prima volta sul grande schermo la storia di come Martin Luther King riuscì ad ottenere il diritto al voto per i cittadini neri americani, scardinando secoli di

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Selma (La strada per la libertà) film diretto da Ava DuVernay (Miglior Regista al Festival di Sundance con il film indipendente Middle of Nowhere) e scritto da Paul Webb; vincitore di un Golden Globe per la Migliore Canzone Originale. Candidato a due premi Oscar, come Migliore Canzone Originale e Miglior Film.

Selma trama. Nel 1965, durante la presidenza di Lyndon Johnson, gli Stati Uniti stanno vivendo il momento di maggior cambiamento sul piano sociale e dei diritti civili. In questo contesto il Dr. Martin Luther King, insieme a dei coraggiosi manifestanti, muove un’intera popolazione per ottenere ciò che avrebbe finalmente portato all’uguaglianza dei cittadini neri con quelli bianchi: il diritto al voto. King si trasferisce così nella città di Selma, nella quale più del 50% della popolazione è nera, ma solo un centinaio è riuscita ad ottenere il certificato elettorale; il suo intento è di fare una marcia pacifica in Alabama, da Selma a Montgomery, in modo da farsi sentire dai poteri forti e dare filo da torcere al governatore Wallace, che intende osteggiarli. Il presidente Johnson procrastina continuamente il suo intervento, mettendo alle calcagna del reverendo addirittura l’FBI con il suo temibile capo J. Edgar Hoover. La prima marcia si conclude con scontri scioccanti, in cui la polizia colpisce con violenza ingiustificata i manifestanti; ma ciò che non avevano calcolato era la presenza delle tv nazionali. Milioni di persone assistono ai fatti avvenuti quella primavera, ed il presidente non può più rimanere indifferente. 

Selma recensione. Ava DuVernay, regista afro-americana la cui famiglia è originaria dell’Alabama, decide di portare sul grande schermo una vicenda che le sta molto a cuore, con un film biografico. La pellicola nasce con l’intento di raccontare le vicende avvenute nella città di Selma, dei movimenti per il diritto al voto, ma non vuole trascurare la vita privata di Martin Luther King, che - prima di essere un mito - è stato un uomo in carne ed ossa. La DuVernay tratteggia un profilo nuovo dell’attivista Premio Nobel, mostrandone la forza d’animo e l’ardore politico, senza tralasciare il lato più complesso, fatto di incertezze e difetti, soprattutto nei confronti della moglie Coretta. Seguendo questa logica la regista ci mostra nelle loro sfaccettature anche tutti quelle persone che hanno avuto un ruolo determinante nel costruire, mantenere e accrescere il movimento. La stessa DuVernay ha commentato: “In questo film non ci sono personaggi costruiti. Tutti quelli che si vedono nella pellicola sono vissuti veramente, hanno lottato davvero, hanno effettivamente realizzato queste cose. […] Mi sono sentita come un traduttore delle parti più profonde di questi uomini e donne”. Oggigiorno ci risulta complicato pensare al fatto che solo cinquanta anni fa la condizione negli Stati Uniti fosse tale, che cittadini neri dovessero cedere posti sull’autobus ai bianchi, che venissero bloccati tutti coloro che volessero registrarsi all’ufficio elettorale: eppure è accaduto. E proprio alla luce dell’attuale situazione in Europa, ma anche negli stessi USA, riflettere sulla xenofobia in chiave storica, può far comprendere più lucidamente come sia labile il confine tra disprezzare ed essere disprezzato.

Selma cast. David Oyelowo (Interstellar) impersona il dottor Martin Luther King, mentre Tom Wilkinson (Grand Budapest Hotel) interpreta il presidente Johnson. Tim Roth (Grace di Monaco) è il governatore George Wallace, e Carmen Ejogo (Anarchia - La notte del giudizio) veste i panni di Coretta Scott King, moglie del reverendo. Da evidenziare la presenza nel cast di Oprah Winfrey, che è stata anche produttrice del film.

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