Speciale Festival di Venezia

Recensione serie tv Alien: Earth: una nuova e inquietante frontiera per il franchise

La franchise Alien fa il suo debutto televisivo con Alien: Earth

Recensione serie tv Alien: Earth: una nuova e inquietante frontiera per il franchise

Il franchise di Alien ha fatto il suo primo ingresso televisivo con Alien: Earth, espandendo la serie pur rimanendo ancorata al suo caratteristico mix di distopia, sopravvivenza, horror e creature inquietanti. Creata da Noah Hawley, la serie si ambienta in nuovi scenari radicati in siti di relitti terrestri e strutture di ricerca isolate, mantenendo però le tensioni claustrofobiche che definiscono la franchise con le sue origini nello spazio profondo.

Vediamo interpretazioni che bilanciano un distacco inquietante con risonanza emotiva. Sydney Chandler porta una qualità eterea, quasi ossessionante, a Wendy, una giovane paziente oncologica rinata come ibrido — un corpo sintetico adulto che ospita la sua coscienza umana. L’interpretazione della Chandler cattura la meraviglia infantile e l’inquietante disumanità della trasformazione, restituendo un ritratto efficace che costituisce il nucleo emotivo della serie.


Boy Kavalier (Samuel Blenkin) è eccezionale — un magnate tecnologico, scintillante come una miniera di diamanti, la cui arroganza presuntuosa rivaleggia con i più famigerati villain aziendali cinematografici. Timothy Olyphant, quasi irriconoscibile nel ruolo del sintetico Kirsch, canalizza una minaccia cyberpunk con i suoi capelli biondo platino e il suo stoicismo calcolato. Alex Lawther (nel ruolo di Joe) infonde al suo ruolo di medico vulnerabilità e determinazione, rendendo la sua sottotrama con Wendy uno degli ancoraggi emotivi dello show.

La trama intreccia il viaggio sfortunato della USCSS Maginot e l’esperimento ibrido moralmente discutibile di Prodigy. Lo schianto della Maginot sulla Terra crea una corsa mortale che coinvolge Weyland-Yutani, Prodigy e le creature che hanno scatenato. L’episodio 1 si concentra sull’inizio del programma degli ibridi e sulla trasformazione di Wendy nella sua nuova forma, mentre l’episodio 2 vira verso un’azione in escalation, dove le minacce aliene, le squadre di soccorso e le agende aziendali si scontrano.

Lo stile di regia di Hawley per la serie attinge fortemente da Alien e Aliens, con tensione a lenta combustione e prologhi carichi di terrore prima degli scoppi frenetici di violenza. L’affinità per i dettagli atmosferici — corridoi fiochi, macchinari ronzanti e silenzi improvvisi — crea un mondo che sembra carico di minaccia.


Le scelte cinematografiche includono l’indugiare su silhouette aliene attraverso il fumo e l’inquadrare volti mezzi in ombra, tutti elementi che migliorano il lavoro di ripresa evocando meraviglia e disagio negli spettatori. Una scena preferita è la festa nell’episodio 2, dove abiti macchiati di vino incontrano sangue schizzato, creando uno dei momenti salienti di narrazione visiva della premiere.

Mentre la trama prepara la scacchiera (chi, cosa, dove, quando e perché), il mix di interpretazioni eccezionali, costruzione del mondo e controllo stilistico di Hawley crea un inizio avvincente. Per i fan della franchise, offre una nuova emozionante espansione della serie per un formato TV.

Lo consiglierei?

Nel complesso, la serie ha successo come espansione dell’Universo Alien. Se potete sopportare momenti con sangue e jumpscare, gli spettatori apprezzeranno la serie horror fantascientifica a lenta combustione con sottotemi filosofici. La serie promette un’esplorazione più profonda della spinta dell’umanità verso il controllo - sulla tecnologia, sulla natura, sulla fatalità e sulla vita stessa. Se i suoi capitoli iniziali sono indicativi, Alien: Earth si prepara ad essere sia un degno erede della franchise che una nuova frontiera audace nella fantascienza televisiva.

© Riproduzione riservata

Potrebbe Interessarti