Recensione film Il grande match, il carisma di De Niro-Stallone
Il grande match con Robert De Niro e Sylvester Stallone è un film che ad una trama leggera unisce la verve di due icone del cinema: già tale presenza giustifica l'interesse del film, aum

Il grande match è il film di Peter Segal con Robert De Niro, Sylvester Stallone e Kim Basinger che rievoca la i fasti da ring dei due attori. “Rocky” (1976) per il primo, “Toro scatenato” (1980) per il secondo.
La trama. La vicenda ruota attorno al boxer Henry "Razor" Sharp (Stallone) e Billy "The Kid" McDonnen (De Niro) divenuti rivali dopo due combattimenti in cui vinsero a vicenda. Prima di avere un incontro finale Razor annuncia il ritiro rovinando la loro carriera. Dopo alcuni anni Razor lavora in un cantiere, accetta l’offerta di esibirsi per un videogioco in motion capture per 15.000 dollari, necessari per ristrutturare la casa. Ma nello studio di registrazione c’è anche Kid, invitato dalla produzione del games ed i due iniziano una rissa provocando danni alle apparecchiature dello studio. Dopo l’arresto il filmato virale della lotta si diffonde su YouTube, e l’idea di una lotta finale tra Razor e Kid è sempre più consistente.
Alla conferenza stampa dell'incontro Razor ritrova l’ex-fidanzata Sally Rose (Basinger), che lo tradì con Kid rimanendo incinta.
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Sylvester Stallone e Robert de Niro nel Grudge Match. Riportare ai fasti due star come Stallone e De Niro non era semplice, soprattutto per come sono entrati nell’immaginario collettivo. Peter Segal riesce comunque ad infondere un comicità ai loro alterchi, così come l’incontro fuori dalla casa di Razon dove si mostra la loro vicinanza dovuta alla vecchia amicizia. Non esente da questo aspetto sportivo è quello più propriamente modernista, con la trovata del videogioco che li porta a ritrovarsi: i due vestiti con texture per il motion capture sono già implicitamente comici.
Trovare lavoro. Un altro aspetto attuale che converge nel film è quella della ricerca del lavoro: Razon accetta infatti di partecipare al videogames per penuria di denaro. Un aspetto che è sempre più presente nella recente cinematografia statunitense, come nel film “Chef” di Jon Favreau.
Recensione. Anche se questo non basta per infondere brio al film, la presenza carismatica dei due attori basta per giustificare i sette euro del biglietto. E la stessa incomoda Kim Basinger unisce un conflitto che da professionale diventa visceralmente personale, essendo stata legata ad entrambi.
Incasso. Finora gli incassi al botteghino statunitense non sono stati entusiasmanti, avendo guadagnato 25 milioni di dollari per un costo di 40. E le medesime recensioni sono state inclementi, spostandosi da “risate a buon mercato” a film “scotto”. Ma la tendenza di unire cast brillanti per riproporre un cinema iconico è di per sé un modello di business e di spettacolo che va rispettato, perché garantisce comunque una esperienza del cinema appagante e spettacolare. La qualità di un film non si evince dalla sola trama o dialoghi, come bes comprende Ridley Scotto che nel prossimo “The Counselor” ha riunito Cameron Diaz, Brad Pitt, Michael Fassbender e Penelope Cruz.
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