Il Sindaco Del Rione Sanità a teatro, con Carlo Giuffrè tratto da Eduardo de Filippo

Daily / Approfondimenti - 28 October 2008 12:17

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Scritta nel 1960, in uno momento molto difficile della vita di Eduardo, il Sindaco del rione Sanità è una delle commedie più amare dell'autore, ma anche delle più amate.

Antonio Barracano è il "sindaco" del rione Sanità, il quale, con l'aiuto dell'amico medico, Fabio Della Ragione, si avvale del suo carisma per amministrare la giustizia al di sopra delle parti e al fuori delle leggi dello Stato. Lo stesso Eduardo racconta che il protagonista della commedia prende spunto da un personaggio reale che viveva nel popolare rione Sanità di Napoli. Il protagonista della commedia, Antonio Barracano, era riconosciuto dai meno abbienti, in un quartiere popolare di Napoli, come loro "Sindaco" perché si era impegnato a proteggerli, a mettere pace con giustizia fra di loro senza ricorrere ai tribunali, dove, per la loro ignoranza e la loro povertà, non avendo "Santi in Paradiso"questa giustizia, forse, non l'avrebbero mai ottenuta. Antonio Barracano è un malavitoso che dalla propria vita turbolenta ha imparato l'importanza della conciliazione: vendicarsi di un torto significa infatti attirare una rappresaglia, e quindi costringere alla reazione i propri figli e i figli dei figli, fino alla fine dei tempi. Il medico, deluso e sfiduciato dai comportamenti spesso illeciti tenuti dal suo socio, intende però sottrarsi ad una collaborazione che si protrae da trentacinque anni. A Barracano si rivolge Rafiluccio Santaniello, il quale confessa di voler uccidere il padre Arturo, poiché questi lo ha cacciato di casa e costretto alla fame, insieme alla fidanzata Rita, incinta di alcuni mesi. Antonio convoca Arturo ma l'uomo non accetta che un estraneo s'intrometta nelle sue faccende. Il sindaco si reca personalmente da Arturo per convincerlo a fare la pace con Rafiluccio, ma questi, spaventato, lo ferisce a morte. Unico testimone, un uomo che ha appena beneficato del potere di Barracano, ma che afferma di non essersi accorto di nulla. Antonio predispone che il delitto venga occultato e la sua morte dichiarata "per causa naturale" per evitare vendette e, durante una cena a cui partecipano beneficati ed assassini, prende congedo per andare a morire. Fabio Della Ragione decide di continuare la missione di Antonio, ma di obbedire alla sua coscienza: di fronte all'ennesima prova di ingratitudine, meschinità, omertà, prepara un nuovo certificato di morte nel quale denuncia la verità.

Carlo Giuffrè interpreta Antonio Barracano e lo fa in maniera tale da non rimpiangere il maestro Edoardo: i suoi toni contenuti e la sua eccellente recitazione sono il fiore all'occhiello di un'altrettanto eccellente pièce in cui egli è altresì regista. Giuffrè ha la fortuna di essere fisicamente simile al protagonista descritto da De Filippo e non ha bisogno di trucchi e maschere per evidenziare una fisicità che contrariamente all'autore gli appartiene. L'attore è scarno, misurato, mai sopra le righe, ed ottiene un personaggio vero, umano, con cui si ride e si piange, che fa riflettere e discutere. Gli altri, per contrasto, esibiscono una recitazione, si potrebbe dire "tipicamente napoletana" cioè un po' sopra le righe e questo fa sì che si ottenga un conflitto recitativo e rappresentativo nel quale Barracano resta isolato sia nel suo modo di essere che nel modo in cui viene rappresentato. Lo spettatore ne coglie il distacco e ne comprende l'incolmabile e insanabile diversità, percependo quasi inconsciamente l'arrivo della disgrazia che si abbatterà sul protagonista, che, come tutti i diversi, non può che soccombere alla logica sociale. Di lui resterà una sedia vuota e il senso di verità che la sua morte porta con sé: la violenza non genera che violenza e nessuna pace sarà mai tale se tenta di eludere la legge.

Accusato di essere amorale o peggio ancora difensore della camorra di cui Barracano sembrerebbe "il padrino", la commedia tentava di esprimere, secondo l'autore, la crisi della giustizia della società italiana di quegli anni. Non è forse per la mancanza di giustizia che ci troviamo in questa condizione? chiedeva l'autore pensando alla sua Napoli e quindi anche a Barracano, figlio di questa giustizia malata. A far da contrappunto a questo pensiero c'è Fabio della Ragione, qui interpretato da Piero Pepe, unico personaggio positivo della commedia, che esprime la giusta soluzione per ogni atto derivato da un malinteso senso di giustizia Noi possiamo rivalutare le nostre azioni ma solo dicendo la verit Non si può costruire la giustizia se non con il rispetto della legge.

Il dottore, diceva Eduardo, è il vero erede di don Antonio Barracano di cui vuole continuare l'impresa ma seguendo una via del tutto diversa: in nome della verità e della legalità che sola assicura nel tempo i giusti risultati, sperando che si realizzi alla fine un mondo che sia meno rotondo e un poco più quadrato.

E così, contrariamente a quanti affermavano che la commedia esprimeva il pessimismo peggiore di Edoardo, ecco il dottore prendere posizione e trovare la sua strada: "le cose peggioreranno, usciranno i figli di don Antonio, i parenti di don Arturo, i compari, i comparielli, gli amici, i protettori e sarà una carneficina, una guerra, fino alla distruzione, però può darsi che da questa distruzione viene fuori un mondo migliore come lo sognava don Antonio meno rotondo, magari un poco più quadrato"

Barracano non riesce nel suo intento, ma trova il modo per insegnarlo agli altri.

Sotto la superba regia di Giuffrè i personaggi si rivelano e si svelano, raccontando la loro parte di verità e di vita, spesso misera e miserabile. Spettacolo meraviglioso, in cui ogni attore contribuisce in maniera egregia, regalando due ore e mezza di vero teatro.

Regia: Carlo Giuffre'. Drammaturgia: Edoardo de Filippo. Attori: Carlo Giuffrè e Piero Pepe, Antonella Lori, Massimo Masiello, Gennaro di Biase, Vincenzo Borrino, Roberta Misticone, Enzo Romano, Aldo De Martino e Alfonso Liguori. Musiche: Francesco Giuffrè. Scene e costumi: Aldo Terlizzi. Produzione: Diana O.rl.s

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