Recensione del film Wonder

Cinema / Recensione - 20 December 2017 08:00

Wonder è il film con Julia Roberts, Stephen Chbosky e Owen Wilson

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Wonder è il film drammatico di Stephen Chbosky nelle sale. August Pullman (Jacob Tremblay) in classe è osservato dai compagni con orrore, a causa della sua deformità facciale. La sua patologia è la disostosi mandibolo-facciale, e per i numerosi interventi chirurgici è stato sempre educato a casa dalla madre Isabel (una dimessa Julia Roberts).


Esce di casa con un casco, e ora che ha deciso di andare alla scuola media deve affrontare un nuovo pericolo. Il giudizio.

Da questo semplice passaggio si intuisce che il film tende a creare nello spettatore l’idea che la diversità non è quella fisica che abbiamo, ma quella che proviamo: ognuno può conservare un timore che messo a nudo crea disagio. E la difformità di August non è solo la sua, ma di chiunque viva in questi momenti di insicurezza.

Il pregio del film è non mostrare la facilità di come si ironizzai su questa deformità, ad opera di bambini che solitamente non evitano un ingenuo cinismo. Tale crudeltà è quella dell’amico Jack, con cui August si sente a suo agio: quando ode Jack riferire ad un compagno che "sta solo fingendo di essere amico di August”, lui vuole lasciare la scuola.

Il film procede poi in maniera spenta su questa tonalità, tra gli scherzi scolastici e le rappacificazioni. Così come i ralenti e i flashback rendono il film eccessivamente melodrammatico, soprattutto perché rimane ancorato ad una evoluzione in cui si mostra solo come essere accettati da alcuni amici, e non reagire: un passaggio che non fa esprimere la sua diversità. In un film simile come “The Elephant Man” (1980) di David Lynch la difformità del protagonista attraversava l’orrore dell’interesse economico, tanto che in quel film Joseph Merrick veniva esibito nei circhi.

Invece in “Wonder” - tratto dal romanzo di successo di RJ Palacio - a parte recite scolastiche, chat via computer e clemenze non emerge un’evoluzione del personaggio che vada oltre la semplice formazione. La stessa musica di Bea Miller tende a sottolineare questi momenti, con i tasti di un pianoforte toccati a distanza.

Il passaggio alla mentalità di August avvenne nello stesso attore Jacob Tremblay, che si è sottoposto a lunghe sessioni di protesi facciali, tanto che secondo il produttore Todd Lieberman assunse la psicologia del protagonista. Alcuni effetti sono stati realizzati in CGI, ma il regista Chbosky non ha permesso ai membri del cast di vedere Tremblay truccato fino al momento in cui la macchina da presa si fosse azionata, per preservare le loro reazioni naturali.

“Wonder” risulta così educativo, ma occorre ben altro per renderlo dirompente, come poteva essere date le premesse. Infatti poi scende nelle facili scelte di bullismo ad opera di ragazzi più adulti e arroganti. Il regista Stephen Chbosky aveva già diretto “Noi siamo infinto” (2012), storia del timido Charlie e dell’amore per la coetanea Sam. Fino alla scrittura della sceneggiatura di un film per ragazze, “La bella e la bestia” (2017), che non poco deve avere influito sulla sua visione dei rapporti adolescenziali, che surclassano per sincerità quelli adulti.

Ma ciò non basta per rendere “Wonder” un film maturo.

© Riproduzione riservata




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