Recensione del film L'ora più buia

Cinema / Recensione - 18 January 2018 07:00

“L'ora più buia” è il film di Joe Wright con Gary Oldman\r\n\r\n

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L'ora più buia (“Darkest Hour”) è il film biopic di Joe Wright nelle sale.

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Nel maggio del 1940 la Gran Bretagna e la Francia sono alleate nella seconda guerra mondiale contro la Germania nazista. Il partito laburista d' opposizione al Parlamento chiede le dimissioni del primo ministro britannico Neville Chamberlain (Ronald Pickup), considerandolo troppo debole per proteggere la sicurezza nazionale. Chamberlain opta per Lord Halifax (Stephen Dillane) come suo successore, il quale però non vuole ancora diventare Primo Ministro. Viene così scelto Winston Churchill (Gary Oldman), Primo Lord dell’Ammiragliato.

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Il protagonista è spesso visto in parlamento mentre proclama discorsi, in stanze buie, e quasi non si derime dalla sua ambizione di essere un premier intransigente.

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La storia raccontata è avvincente, perché la Gran Bretagna si rivela come coesa nell’affrontare la minaccia tedesca, con l’esercito di Hitler pronto ad invadere la nazione. E sopratutto Churchill è colui che rimane saldo alle proprie idee di non arrendersi, affermando che combatteranno i tedeschi anche sulle spiagge se necessario.

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La capitolazione della Francia - alleata della Gran Bretagna - non lo preoccupa, e lui nonostante le difficoltà sopportate a Dunkerque blatera certezze, con il suo sigaro e gli occhiali appannati. Kristin Scott Thomas è sua moglie, Clementine Churchill, Lily James è la sua segretaria.

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Il limite del film diretto da Joe Wright (“Orgoglio e pregiudizio”, ”Espiazione” e ”Anna Karenina”) è di avere rappresentato con troppa aderenza quella situazione complicata senza puntare sullo spettacolo: ne esce quindi un messa in scena polverosa, che poteva essere più rispondete anche i gusti del pubblico. Basti pensare ad altri ritratti storici come “Lincoln” di Steven Spielberg, o “Nixon” di Oliver Stone. Inoltre in quei casi si mostrava anche un lato “nero” del personaggio, che qui invece è completamente sbiadito dall’agiografia su Curchill. Lo statista vuole che il pubblico condivida con lui il proprio eroismo, senza concedergli il tempo per giudicarlo. E l’elogio della Gran Bretagna non passa certamente per la giustezza delle sue scelte: se fosse stata invasa come la Francia, avrebbe certamente avuto un futuro diverso, che però ha in ogni caso compromesso di recente con la Brexit.

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Quindi giudicare ciò che una nazione effettuò settanta anni fa, senza considerare ciò che ha realizzato di recente è foriero di pessimo storicismo. E se il popolo approva la scelta di Curchill, questo avviene con una scena inventata in cui il ministro va in metropolitana e cerca lo sguardo della sua popolazione accondiscendete e lottare contro la Germania.

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Così “L’ora già buia” sfocia spesso nel facile patriottismo, pur se supportato dall’interpretazione grintosa di Gary Oldman.

© Riproduzione riservata




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