Jessica Jones 2, la recensione della première
Le avventure dell'eroina misantropa e alcolista interpretata da Krysten Ritter proseguono con una nuova stagione.

Due fattori la spingono a cambiare idea: la pressione del capo di un'agenzia investigativa concorrente che spinge per farla lavorare con loro e uno dei giovani clienti, un ragazzo evidentemente disturbato e in stato confusionale che sostiene di avere dei superpoteri come lei e che vi siano delle persone sconosciute che stanno cercando di ucciderlo. Quando il giovane le dimostra di possedere effettivamente una velocità sovrumana prima di morire in un incidente sospetto, Jessica si convince che qualcosa di molto losco è in agguato e decide di tornare a usare i propri poteri per venire a capo dei misteri che la circondano fin da quando era in fasce. Nelle puntate successive sapremo se la sua nemesi è ancora viva e se la sua amica Trish tradirà Jessica pur di avere successo nel lavoro, ma soprattutto approfondiremo la storia della protagonista verso il climax del suo arco narrativo.
Quando si parla di Jessica Jones 2, la prima considerazione da fare è che stiamo parlando di un'icona femminile pop a tutti gli effetti: sebbene la sceneggiatura sia stata scritta prima dell'esplosione dello scandalo Weinstein, il fatto che il cattivo Kilgrave sia un abile manipolatore ai danni di donne rende lo show quantomai attuale, senza contare che nella serie si affrontano anche i temi dello stupro e del disturbo post-traumatico da stress. Jessica è splendidamente interpretata da Krysten Ritter, efficace nel comunicare la rabbia e la frustrazione dell'istrionica protagonista, inizialmente restia ad adempiere al compito che le è stato assegnato. Da notare il tocco neo-noir che pervade l'episodio senza mai apparire troppo invasivo: un omaggio all'epoca d'oro dei fumetti, probabilmente.
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