Call of Duty WWII, recensione videogame per PS4 e Xbox One
Call of Duty: WWII è il ritorno alle origini che tantissimi fan aspettavano, un tuffo storico nelle battaglie iconiche della Seconda Guerra Mondiale

Call of Duty: WWII è il videogioco sviluppato da Sledgehammer Games e pubblicato da Activision Blizzard, uno sparatutto che ripercorre le tappe e gli eventi cruciali della Seconda Guerra Mondiale. La serie di Call of Duty ha rappresentato nell’era Xbox 360/PlayStation 3 la massima espressione degli FPS, con un’eccellenza raggiunta sia dal punto di vista grafico, di gameplay e narrazione, con storie e situazioni ad alto contenuto cinematografico. L’affermazione del brand è passata da Campagne meravigliose ambientate durante il Secondo conflitto bellico, con una ricostruzione storica precisa e accurata. La deriva verso lidi moderni e poi futuristici ha, tuttavia, trasformato profondamente la saga, portando il focus del gioco sul comparto multiplayer e su scontri sin troppo frenetici e dai ritmi forsennati. La grande richiesta del pubblico di tornare alle origini, a ciò che la saga era qualche anno fa, ha convinto Activison a strutturare nuovamente il titolo su dinamiche più lente e ragionate, con scenari e situazioni riprese dai libri di storia.
La trama di Call of Duty: WWII parte dal leggendario D-Day, dove nel ruolo del soldato Ronald Daniels ci accingiamo a sbarcare sul continente europeo, con la nostra truppa e le unità di supporto. L’ampio respiro del titolo, che abbraccia gli scontri più importanti e fondamentali del Secondo conflitto bellico, ricrea un teatro di tensione e paura, dove con la nostra Divisione avanziamo e collaboriamo per abbattere le difese naziste. L’avventura si dipana nel cuore del Vecchio Continente, tra scontri in terra francese e tedesca: ad accompagnarci verso l’inferno di ferro e fuoco i nostri compagni, con cui interagire per attaccare le linee nemiche, marchiare nemici, rifornirsi di granate e munizioni.
Il gameplay di Call of Duty: WWII abbandona i gadget futuristici e gli esoscheletri, con la dipartita dei salti potenziati e della camminate sui muri. Tutto torna in una dimensione più terrena e umana, con la Seconda Guerra Mondiale splendidamente replicata anche nei ritmi e nelle armi a nostra disposizione, con un feeling realistico e pesante. Scompare, per la prima volta nella saga, la rigenerazione automatica della salute: ora la nostra vitalità è rappresentata da una barra che cala quando veniamo colpiti, e che può essere ripristinata solamente con l’utilizzo dei medikit. Alle difficoltà più alte il gioco rimane molto ostico e punitivo, sopratutto in virtù del fattore salute, motivo per cui affrontare l’esperienza in Veterano si rivela una sfida più ardua del previsto. Anche il comparto multiplayer online torna con dinamiche più lente e ragionate, con modalità che prediligono il gioco di squadra e la consueta modalità Zombie, qui rivisitata in chiave nazista.
La grafica di Call of Duty: WWII ci fa tornare nelle atmosfere e negli scenari della Seconda Guerra Mondiale, un’ambientazione che mancava alla serie da più di dieci anni. Il salto avanti tecnologico è, quindi, più che generazionale: riapprezzare i luoghi storici e le battaglie più famose è un’esperienza nostalgica e, a tratti, travolgente. Già dalla prima missione si intuisce il carattere cinematografico del titolo, con uno sbarco in Normandia carico di pathos, tra colpi che esplodono vicino a noi, fischi di proiettili che saettano nell’aria, il pericolo della morte imminente con le urla dei nostri compagni feriti, mutilati ed esanimi sulla granulosa spiaggia francese. Gli effetti particellari, tra schizzi d’acqua, fumo, esplosioni e schegge, riempiono lo schermo mentre decine di soldati corrono verso l’entroterra, per un ritmo che carica ogni missione di adrenalina ed emozione. Il lavoro sui personaggi, caratterizzati in maniera migliore rispetto alle ultime futuristiche produzioni, si muove lungo il realismo dei volti e delle espressioni, credibili e funzionali all’esperienza narrativa. Il ritmo si mantiene stabile sui 60 frame al secondo, con una fluidità sostenuta da un colpo d’occhio generale riuscito e piacevole, salvo alcune texture ed elementi dello scenario un pò grezzi e poco rifiniti.
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