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Recensione film Studio illegale, l'occasione mancata del cinico Fabio Volo

Studio illegale è il film Umberto Carteni con Fabio Volo

Recensione film Studio illegale, l'occasione mancata del cinico Fabio Volo

Il regista Umberto Carteni con Studio illegale ci porta nella vita di Andrea, un rampante avvocato milanese che in bilico tra amore e ambizione non sa cosa scegliere. L'incontro con una donna, l'avvocato spagnolo Emily lo conduce ad un bivio.

L'interpretazione di Fabio Volo è la più credibile dai tempi di Casomani (2002) di Alessandro Dalatri. Ma la storia di redenzione di Andrea è alquanto prevedibile, e il movimento narrativo del personaggio non aiuta a svilupparsi con serenità. Il passaggio di Andrea dalla presunzione all'umiltà è troppo affastellato da situazioni intermedie da renderlo fluido: la routine nello studio legale, il collega che suicida gettandosi dalla finestra permettendo ad Andrea di ottenere il suo lavoro, il passaggio a Dubai.

Avrebbe giovato un salto temporale che avesse fatto conoscere meno aspetti del carattere di Andrea e maggiore evoluzione della storia, dal momento che l'assunto iniziale – la solitudine dell'uomo di successo – ben si prestava a questo salto. Il film si delinea così come un'occasione mancata di creare una buona commedia amara, richiamando quel cinismo che invece è ben condensato dal ruolo recitato da Ennio Fantastichini.

E l'interpretazione di Fabio Volo è monocorde, senza guizzi. Giova al film il clima di simpatica che s'instaura tra il protagonista e l'avvocatesca (una glaciale Zoé Félix). Lo stesso regista è alla seconda prova dietro a macchina da presa, dopo Diverso da chi? (2009) che raccontava un altro bivio, quello di un candidato sindaco che scopre di non essere gay.

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