Il mistero delle città scomparse in cinque film

Cinema / Fantasy / Approfondimenti - 01 December 2017 08:00

Una recente scoperta ha riportato alla luce un castello sommerso. Anche il cinema ha spesso usato il mistero delle città scomparse per le trame dei film.\r\n\r\n

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L’elemento che per decenni ha pervaso l’immaginario, quello delle città sommerse e rinvenute ora diventa realtà. Nel lago Van Monster in Turchia dopo un decennio di ricerche è stato infatti rinvenuto un castello posto centinaia di metri sotto la superficie.

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La spedizione è finanziata dall'Università Van Yüzüncü Yıl: la struttura è antica di 3000 anni, conservata in condizioni ottimali grazie alle acque alcaline e si estende per circa un chilometro, con pareti alte fino a 3 o 4 metri. Dopo future spedizioni si potrà comprendere quanto siano profonde le mura sepolte, nonché quante persone vi vivessero. La datazione proviene dal recupero di una reliquia della civiltà perduta di Urartu , chiamata anche il Regno di Van, che prosperò nella regione dal IX al VI secolo a.C.

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Il cinema ha spesso usato il mistero delle città scomparse. 20.000 leghe sotto i mari (“20,000 Leagues Under the Sea”, 1965) racconta di una spedizione del 1868, quando si paventa la presenza di un misterioso mostro marino che affonda le navi. Alla spedizione organizzata per scoprire il cetaceo e ucciderlo partecipa il professore Pierre Aronnax, con il fiociniere canadese Ned Land. Dopo molti mesi di navigazione giungono alla base di Vulcania, tra avventure che prevedono passeggiate sottomarina dentro un galeone affondato, scrigni di gioielli, attacchi di cannibali, calamari giganti.

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Il film è delle Disney e incassò 28,2 milioni di dollari, divenendo un capostipite del genere d’avventura.

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“Atlantis - L'impero perduto” (“Atlantis: The Lost Empire”, 2001) è d’animazione, e mostra la città di Atlantide come estremamente avanzata, dove già si conosceva l’uso della corrente elettrica. Trascorsi 8.800 anni, nel 1914 a Washington DC un linguista sognatore tramite indagini personali ha individuato il luogo dove sarebbe nascosto il "Diario del Vecchio Pastore", un manoscritto vichingo che indica la via di Atlantide. Grazie a fortunosi finanziamenti parte con il sottomarino "Ulysses", con una squadra improbabile. All'entrata del percorso il team è assalito dal Leviatano, un automa sottomarino: giunge alla città perduta e incontra gli atlantidei della stirpe Kidagakash.

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Italiano è “I predatori di Atlantide” (1983) di Ruggero Deodato, che parte dall’affondamento di un sommergibile atomico sovietico, per giungere alla scoperta di una tavoletta pre-colombiana. Dopo varie peripezie, la dottoressa che decifrò la tavoletta è rapita e portata in un'isola, misteriosamente apparsa durante una grande tempesta. I salvatori della donna scoprono che l’isola è in realtà Atlantide, riemersa grazie alle radiazioni nucleari del sommergibile sovietico.

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Recente è “Civiltà perduta" (“The Lost City of Z”, 2016) di James Gray. Percy Fawcett tenta di convincere i membri della Royal Geographical Society a sostenere una spedizione in Amazzonia per rinvenire una città scomparsa: dopo tre anni la squadra è attaccata da un gruppo di nativi. Convinti dagli indigeni che la loro anima debba essere ritrovata, vengono sottoposti a una cerimonia, drogati con particolari sostanze e condotti nel buio della foresta. Da lì si perdono le loro tracce.

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Horror è invece “The Green Inferno” (2013), con un gruppo di ambientalisti che lascia New York per raggiungere l'Amazzonia peruviana così da salvare dall'estinzione una tribù locale. Ma gli indigeni catturano i membri della spedizione, uno di loro è smembrato durante un rituale con occhi, lingua e il cranio che vengono mangiati mentre è vivo. In pochi riusciranno a salvarsi.

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