Venezia 73: Oci Ciornie, recensione del restauro tributo a Marcello Mastroianni

Cinema / Recensione - 06 September 2016 08:30

Alla 73° Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, per la sezione Venezia Classici, un titolo spicca tra i tanti: a 20 anni dalla scomparsa di Marcello Mastroianni Oci Ciornie di Nikita Michalkov

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Nikita Michalkov dirige Oci Ciornie, film risalente al 1987 che vede protagonista indiscusso Marcello Mastroianni e che viene riproposto al pubblico del Festival di Venezia 2016 in una particolare versione restaurata da scoprire.

Marcello Mastroianni è Romano, un donnaiolo pigro e sognatore che si ritrova su un piroscafo a discorrere della sua vita con un signore russo. Riguardando nostalgicamente al passato Romano racconta del tempo in cui era sposato e, nonostante la moglie avesse problemi finanziari, decise di “andare a curarsi” in una clinica senza offrire alcun supporto alla consorte. In realtà Romano era solito inventare storie e portare avanti bugie trascorrendo il suo pernottamento alla clinica come fosse un albergo, vivendo più di qualche avventura senza preoccupazioni. La situazione giunse ad un inaspettato cambiamento quando Romano fece la conoscenza di Anna, una giovane russa sposata con un uomo più anziano di lei, che non amava. I due si scambiarono opinioni, si conobbero più approfonditamente e, nell’illusione di una futura vita insieme, Romano corse a cercarla dopo che lei era ritornata in Russia, ma la forza d’animo è labile e quello che appariva come un vivo desiderio di trascorrere la propria vita insieme, poi apparve a Romano come un sogno irrealizzabile. Provando rimpianto e desolazione, Romano porterà a termine il racconto, anche se alla fine una sorpresa sconvolgerà il presente del protagonista.

Premiato per la Migliore interpretazione al Festival di Cannes nel 1987 proprio per Oci Ciornie, Marcello Mastroianni viene ricordato e celebrato dal Festival di Venezia 2016 con un’inaspettata versione restaurata dello stesso, che vede l’inserimento in montaggio di ben 20 minuti inediti, con nuove scene in cui i personaggi approfondiscono le loro relazioni, oltre ad un diverso finale rispetto a quello proposta a Cannes.

Per rendere omaggio ad un attore cardine del simbolismo felliniano, ad esattamente 20 anni dalla sua scomparsa, viene preso a prestito il lungometraggio di Nikita Michalkov dove il popolare attore italiano diventa istrione davanti la macchina da presa, un clown sui generis capace di far divertire non solo le interlocutrici delle sue storie ricche di immaginazione, ma anche lo spettatore che segue una performance comica, ma allo stesso tempo drammaticamente e nostalgicamente riflessiva.

Su sfondo cechoviano, mettendo in scena per grande schermo invece che per teatro una storia che guarda nostalgicamente al passato di un uomo incapace di decidere delle proprie azioni, ritroviamo il personaggio di Romano, che sembra incastonare su di sé l’essenza del cinema e del teatro. “Nel cinema è l’occhio che ha grande importanza, il primo piano, mentre nel teatro è la voce”, ebbene, Oci Ciornie sembra prendere gli elementi di entrambi, primo piano e voce, ed inserirli a pieno nel testo filmico, per un prodotto che, soprattutto nella versione restaurata disponendo di scene in più, mostra la potenza espressiva e da palcoscenico della stella a cui è stato dedicato il lavoro, Marcello Mastroianni.

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