Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza recensione film, Roy Andersson e il tragicomico

Cinema / Recensione - 19 February 2015 09:00

Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza, il regista svedese Roy Andersson completa la trilogia iniziata nel 2000, e conquista pubblico e giuria a Venezia 71.

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Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza film diretto da Roy Andersson, vincitore del Leone d’Oro alla 71ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia

Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza trama. Sam e Jonathan sono due venditori ambulanti di articoli per le feste e maschere molto particolari: il loro intento è quello di far divertire la gente. Questi due personaggi, che non possiedono nulla che possa essere riconducibile alla gioia, si imbattono e sfiorano istanti di vita di altre persone, con la loro frivolezza, meschinità e leggerezza, svelando la bellezza dei singoli momenti, la grandezza dell’esistenza e l’assoluta fragilità umana.

Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza recensione. L’autore svedese Roy Andersson con questa pellicola conclude - dopo quindici anni - la trilogia dai toni comico-grotteschi iniziata con “Canzoni del secondo piano” (2000) e “You, the Living” (2007), che ben spiega il lavoro minuzioso dietro una tale opera. Il film si compone di 39 quadri veri e propri, dei piani sequenza a telecamera fissa in cui vengono rappresentate scene particolari dai colori molto cupi, in cui tutti gli attori in gioco sono posizionati secondo una logica pittorica e si muovono lentamente (se non per nulla), cercando sempre di occupare in modo quasi scientifico il quadro. I personaggi in scena sono come delle bambole, fortemente “sbiancati” in volto, in modo da accentuare il carattere tragicomico della rappresentazione e svelare la finzione. Essenziale per il regista è l’uso della profondità di campo, grazie alla quale riesce a mettere sullo stesso livello di rilevanza sia gli eventi che accadono in primo piano, sia quelli in secondo e terzo. Lo scopo di un film così complesso, come afferma Andersson stesso, è quello di scatenare nello spettatore un’auto-riflessione sui perché della vita, sulla moltitudine di direzioni che si possono percorrere, a partire dall’esistenza stravagante di questi moderni Don Chisciotte e Sancho Panza.

Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza il regista. Nato nel 1943 a Göteborg, in Svezia, Roy Andersson gira il suo primo lungometraggio “A Swedish Love Story” nel 1970, grazie al quale vince quattro premi al Festival del cinema di Berlino. Nel 1976 esce la sua seconda pellicola: “Giliap”. Dal 1975 si dedica alla carriera di regista pubblicitario, guadagnando molti premi, e girando anche due cortometraggi: “Something happened”(1987) e “World of glory" (1991). Nel 2000 dirige il primo film della trilogia “Canzoni del secondo piano”, vincitore del Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes. Con il secondo capitolo “You, the Living” (2007) attesta il proprio stile personale, che viene consacrato definitivamente a Venezia 71 con questo ultimo capitolo.

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