Recensione del film West Side Story

Cinema / Recensione - 22 December 2021 10:30

West Side Story è al cinema

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L’inizio del film West Side Story con gli otto minuti di scene mute,  che si svolgono tra i vicoli di New York echeggiano non solo la tecnica del musical, ma anche quella della dilatazione temporale di Steven Spielberg. Già il regista l’aveva sperimentata nella scena dello sbarco in Normandia di Salvate il Soldato Ryan - di ventitré minuti - e qui sostituisce le armi con i pugni.


Film West Side Story

La trama del film West Side Story

I giovani bianchi Jets combattono contro i Puerto Rican Sharks per il controllo del quartiere San Juan Hill nel West Side di Manhattan. La scaramuccia di otto minuti è interrotta dall'agente Krupke (Brian d'Arcy James) e dal tenente Schrank (Corey Stoll), che rivela alle bande che il duello è inutile poiché il quartiere sarà demolito per far posto al Lincoln Center.

A questo aspetto socio-politico se ne aggiunge poi uno sentimentale, perché Maria (Rachel Zegler), la sorella di Bernardo (David Alvarez) - leader degli Shark - è fidanzata con il suo amico Chino (Josh Andrés Rivera) ma brama l'indipendenza. A un ballo locale, Tony (Ansel Elgort) - della banda degli Jets - e Maria si incontrano e si innamorano: e da qui il conflitto diviene interiore.

La regia di Steven Spielberg nel film West Side Story

Steven Spielberg è la prima volta che dirige una storia d’amore, e in alcuni momenti - come quello del bacio - pare   ingessato nel mostrare gli afflati del cuore. Infatti raccontare un dilemma che è sopratutto di principi, ossia se si possa abiurare alla propria famiglia per amore, esigerebbe maggiore “rigore” sentimentale. Il film è tratto dal musical West Side Story di  Jerome Robbins del 1957 con musiche di Leonard Bernstein, che a sua volta era ispirato alla tragedia Romeo e Giulietta (1594) di William Shakespeare.

Ma il virtuosismo registico sovrasta le carenze narrative, e le macchina da presa che rispetta più i ballerini che i movimenti è significativa di come il regista intenda il suo cinema, fatto ormai più di performance di attori che di elucubrazioni. La scena dei portoricani che cantano America - scritta da Stephen Sondheim - tra le strade, con costumi i cui colori disegnano una nuova scenografia, è da questo punto di vista magistrale: la osserviamo come fossimo a teatro, senza invadere gli spazi tra gli attori- ballerini.  Spielberg non cerca di nascondere le origini teatrali del testo.


Quando Bernardo pugnala fatalmente Riff (Mike Faist) - leader dei Jets - Tony in un impeto di rabbia lo colpisce e lo uccide. Da qui la tragedia è segnata, pure se Maria perdonerà il suo ragazzo.   Emerge allora che la passione, nell’amore e nel far divampare i propri principi è una necessità. Lo sceneggiatore Tony Kushner ha saputo dosare la storia sottomettendola alle performance, rese vibranti dai costumi di Paul Tazewell e scenografie maestose di Adam Stockhausen, con la fotografia remota di Janusz Kamiński.  

Il finale non fa che confermare l’assunto del film, che nulla può la passione contro la legge: e quando quest’ultima sovrasta, imponendo di sottomettessi ai propri doveri, l’esito è rinchiudersi in una cucina buia e scolorita.

© Riproduzione riservata




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