Recensione del film 'Auguri per la tua morte'
"Auguri per la tua morte" è il film horror con Jessica Rothe.

Auguri per la tua morte (“Happy Death Day”) è il film horror di Christopher Landon.
La studentessa Tree Gelbman (Jessica Rothe) dopo un giorno ordinario di scuola, le chiacchiere da compleanno con la compagna di stanza Lori (Ruby Modine) partecipa ad una festa. Ma quella notte è attirata in un tunnel, un uomo incappucciato la avvince e la uccide.
Il giorno dopo Tree si risveglia con le stesse consuetudini della mattina precedente: va a scuola, incontra un ragazzo. Comprende così di essere entrata in un ciclo del tempo, e per evitare che la sera sopraggiunga di nuovo la sua morte si barrica nella camera. Qui è ancora assassinata, con il killer che si nasconde nel suo bagno.
Nonostante i procedimenti del film horror siano tutti presenti, come la giovane donna in minigonna attirata da un maniaco mascherato, il carillon che suona in mezzo alla strada, il regista Christopher Landon - figlio all’attore Michael Landon - riesce a incanali in maniera nuova, riversando nella mente di Tree le angosce che in un film horror sono espresse con classici momenti di violenza.
Landon nei precedenti film come “Il segnato” (2014) proponeva sempre un’entità malvagia di cui è vittima un giovane, il quale deve scoprire le sue vere intenzioni prima che si impossessi di lui. In “Disturbia” (2008) - di cui era sceneggiatore - un adolescente che vive agli arresti domiciliare si convince che il suo vicino è un serial killer.
“Ricomincio da Capo - Groundhog Day!” è un esempio di film che propone una tematica simile a ”Auguri per la tua morte”, e in effetti i produttori della Blumhouse Production hanno pensato a quella trama per emularla. Ma il film diviene poi un gioco mentale, di chi cerca di scoprire chi sia il proprio assassinio, con un dilemma che è anche metafisico. Una scoperta simile a cosa potrà condurre, se si è già morti? Non ad una salvezza fisica, bensì spirituale: infatti la protagonista Jessica Rothe spera così di uscire dal circolo della rinascita quotidiana, che la tiene segregata come in un inferno.
Tree muore per sei volte cercando di capire chi sia il proprio killer, e l’angoscia psichica diventa però anche corporea. Infatti lei pur sapendo che continuerà a morire, e rassegnandosi all’evidenza non vuole provare la sofferenza fisica di una lama che la uccide.
Inoltre in uno di questi cicli Tree cerca di riparare i vari torti che ha causato, terminando la sua relazione con il dottor Butler - più grande di lei e sposato - e incontrando suo padre per risolvere un dolore della separazione mai sanato. Tenta anche di diventare una persona più gentile: si tratta di gesti quotidiani e semplicistici, ma che inseriti in un contesto di claustrofobia psichica simile assumono una forza maggiore.
Alcune scene con musica pop e ralenti sono fuori dal contesto. Ma la scenografia colorata che si schianta con la trama, nonché le riprese che all’inizio mostrano pochi movimenti della macchina da presa, per poi accelerare con l’inquietudine della storia, con la fotografia che getta lunghe ombre non minano la genuinità della vicenda.
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