Recensione della graphic novel Snow White

Comics / News - 04 January 2017 10:00

"Snow White" è la graphic novel alle prime posizioni dei Best Sellers del New York Times. L'autore è Matt Phelan.

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A New York City le luci sono abbaglianti nell’anno 1929. Samantha Snow è figlia di un investitore di Wall Street. Un giorno la madre tossisce, c’è del sangue sul fazzoletto. Le rimane poco da vivere.

Il padre alla morte della moglie dice alla figlia. “It will be all right, Snow. My little girl. This will always be your home, my treasure” (“Sarà tutto a posto, Snow. Mia bambina. Questa sarà sempre la tua casa, tesoro mio”). Ma l’uomo si risposa, e la donna è un’avida arrampicatrice, che non tarda a convincere l’uomo a mandare Snow in un prestigioso collegio.

Questo è l’inizio di “Snow White”, graphic novel di Matt Phelan inserita alle prime posizioni dei Best Sellers del New York Times.

Quando l’uomo scrive un’accorata lettera a Snow, teme di allontanarsi da lei: siamo all’apice della crisi del 1929. Il tic-tic del telegrafo conferma la perdita di valore dell’acciaio, è un rumore assillante nella graphic novel. La matrigna organizza una cena con possibili investitori, ed uno di questi chiede ad una donna: “Did you hear? After the crash…” (“Come va? Dopo il crollo…”). “RUINED”, risponde lei.

La matrigna non può che portare una bevanda calda al marito la sera, prima che si addormenti. Lui la beve e muore avvelenato. Ma deve confrontarsi con il testamento, che affida i tre quarti dei possedimenti alla figlia Snow. La donna è solo la seconda beneficiaria: “In case of… Well, that needn’t be mentioned” (“In caso di ... Beh, questo non deve essere menzionati”, dice l’avvocato. Un modo innovativo dj intendere i lasciti testamentari, inseriti in un’aloe fiabesco.

Snow così può studiare, vivere tranquilla. Cresce, un giorno va al mercato e in un vicolo sta per essere aggredita da alcuni delinquenti. Dei ragazzi la difendono, sono sette. Lei decide di aiutarli offrendogli da mangiare e un posto in cui riposare: la fiaba prende di nuovo il sopravvento, nel lettore si inseguono rapidi déjà-vu che specchiano quella del 1812 dei fratelli Grimm.

La matrigna avvelena una mela, la porta ad una venditrice al mercato che - vedendo Snow - gliela offre. La giovane ne prende sette, la mangia e sviene, sepolta in un lungo sonno. Il finale vede una parziale convergenza con la favola.

La graphic novel riesce a restituire una senso di dignità al personaggio, fugato da un dolore tutto attuale, tipico del nostro secolo ed estraneo alla favola dei Grimm. Ma Snow pur affrontando una vita travagliata, è votata all’ottimismo. Snow infatti è volitiva e capace di amare: ma a questo suo atteggiamenti si contrappone una realtà che l’autore Phelan riesce a ricreare anche graficamente. Nulla può Snow, se anche i colori con cui è disegnata sono neri, i chiaroscuri dei disegni raggiungono i lembi delle pagine. Gli unici momenti in cui emerge il colore rosso è quando a madre, tossendo sporca di sangue un fazzoletto. E rossa sarà poi solo la mela avvelenata.

Phelan è capace di unire dolore al mondo innocente: la graphic novel “Marilyn's Monster” racconta di una ragazza che è in una classe con dei mostri, e non sa come interagire con loro. In “Druthers”, la giovane Penelope non vorrebbe avere dei Druthers per migliorare le sue giornate.

La graphic novel prende a modello gli esperimenti di Shaun Tan, che ha ottenuto successo con “L’approdo”: un volume solo disegnato, senza didascalie né dialoghi (leggi la recensione).

Solo nell’amicizia c’è speranza: nelle ultime pagine i colori pastello erompono. Forse a raccontare un’altra favola.

© Riproduzione riservata




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