Sri Lanka, Massacro In Corso

Daily / News - 13 May 2009 09:35

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È l'orrore, un bagno di sangue. Centinaia di civili, tra cui oltre cento bambini, sono stati uccisi nei bombardamenti tra la sera di domenica e la mattina del lunedì nel nord est dello Sri Lanka.
Il portavoce dell'Onu Gordon Weiss ha dichiarato che la mattanza era nell'aria. L'attacco ai civili intrappolati nella no fire zone e massacrati, è un altro di una lunga serie di incubi divenuto realtà. È impossibile verificare la cifra dei morti, una carneficina di civili. Impossibile sapere cosa stia realmente succedendo, stampa ed operatori umanitari internazionali non sono ammessi nella zona del conflitto. L'Onu è pressoché impotente, perché il governo dello Sri Lanka non permette che si vada a verificare. Le notizie che trapelano sono scarse e contraddittorie: i ribelli tamil e l'esercito si accusano a vicenda del massacro in atto. È dal 1983 che le tigri tamil, il gruppo separatista paramilitare, combattono per la creazione di uno stato indipendente ("Tamil Eelam") nelle regioni settentrionali ed orientali dello Sri Lanka. Tuttavia la presenza del popolo tamil in Sri Lanka ha radici lontane. L'entità e il periodo sono ancora oggi oggetto di discussione, ma già intorno al XIII secolo, un'importante presenza di Tamil vive nella parte settentrionale e lungo le coste dell'isola. 
Nell'ottocento, con la conquista di Ceylon, il governo britannico incoraggia una nuova, sistematica e massiccia migrazione di Tamil dall'India meridionale verso le regioni del nord est dello Sri Lanka. Nel 1948, anno dell'indipendenza, i Tamil costituiscono (allora) il 25% della popolazione. Negli anni '70 comincia, di fatto, una rigida politica nazionalista che relega ai margini la popolazione tamil. Nascono così i primi movimenti separatisti, tra cui LTTE ("Liberation Tigers of Tamil Eelam"). Alla pulizia etnica da parte dell'esercito singalese negli anni '80, LTTE risponde con la spirale degli attentati nel nord est e nella capitale Colombo. Nel 2002 si apre un timido spiraglio: grazie alla mediazione norvegese, è accordato la tregua, fittizia, perché in realtà gli scontri continuano. Nel dicembre del 2004 lo tsunami devasta il Paese già martoriato. A seguito di quest'ulteriore stato di calamità, è concessa una nuova tregua, ancora più fragile della prima: infatti nel 2005 l'elezione del presidente ultranazionalista Mahinda Rajapakse fa precipitare nuovamente la situazione. Il conflitto riprende. 
Nel maggio del 2006 l'UNICEF lancia l'allarme: in giugno, riprendono i rapimenti in massa dei bambini arruolati forzatamente e mandati a combattere in diverse aree del paese. L'UNICEF chiede un intervento immediato di tutte le parti coinvolte per bloccare la situazione. A tutt'oggi non è ancora possibile stimare il numero di bambini che ogni anno scompaiono destinati al mercato del traffico d'organi e del turismo sessuale. Nel 2008 il presidente Rajapakse recide il processo di pace unilateralmente e questo chiude di fatto le porte ad una risoluzione politica del conflitto. Dall'inizio di quest'anno sono morti 6000 tamil, in meno di cinque mesi. E il resto del mondo sta a guardare. Si presume che fino ad oggi siano oltre 60000 le vittime di questa guerra e un milione di sfollati, la maggior parte dei quali tra i civili tamil. Proteste di Tamil sono in atto a Londra e a Toronto: mandate i giornalisti per raccontarci la verità, è il loro appello disperato. Kugathasan Thanushan è un ragazzo tamil che vive a Torino dove segue il secondo anno di dottorato in fisica. È lui l'ideatore di un portale di notizie sulla guerra in Sri Lanka curato personalmente (www.tamilaction.org).    

 

 

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