Chemical Brothers: Further, Recensione In Anteprima Su Mauxa

Daily / News - 24 June 2010 08:53

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Il chimico duo va a colpo sicuro con Further, il loro nuovo album. Con questa nuova produzione Tod Rowlands e Ed Simons preferiscono non rischiare, anziché sondare nuove sonorità e campi musicali come avevano fatto recentemente con gli ultimi album, questa volta fanno un passo indietro e riscoprono il loro sound più vero, quello che non solo li portò al successo nel bel mezzo degli anni '90, ma che loro stessi contribuirono a costruire e definire l'epoca e il sound del big beat, insieme a band quali Prodigy e Fatboy Slim.

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Il duo tiene a dimostrare di non essere ancora andato in pensione, e sforna un prodotto ovviamente più attuale e maturo, ma rimanendo saldi ad una musicalità techno dance/ electro rock e senza troppi fronzoli, diretto ed essenziale in cui questa volta manca persino la girandola d'ospiti illustri.

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Le composizioni nel loro insieme non presentano riff killer come cazzotti che arrivano allo stomaco, ma composizioni di classe

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E' certamente veritiero ciò che i due smanettoni di Manchester avevano fatto trapelare prima dell'uscita del medes \r\n\r\n\r\n\r\n\r\nimo, ossia che il "disco" rappresenta una sintesi delle esperienze musicali dell'intera musica elettronica, dal big beat all'elettronica più moderna.

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Aggiungerei anche che ad orecchie attente non sfuggono riferimenti e sentori di maestri e pionieri dell'elettronica quali Kraftwerk, e non solo. Andando più in là con i brani si avvertono sonorità che ricordano lo smielato per eccellenza degli anni '80, il francese Jean Michelle Jarre.

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Già con il brano d'apertura Snow si ha la sensazione di ascoltare un lungo intro che si porta lentamente a scoprire ciò che sarà l'album, ed esplodere con un ritmo saltereccio con la successiva Escape Velocity.

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In Dissolve e Swoon si gioca a rifare i Daft Punk con tappeti sonori solidi e pennate di robuste chitarre.

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La potente Horse Power ha il sapore di hit senza esserlo però, la quale ci stordisce riuscendo quasi a rimembrare il loro classico dei classici, la fortunatissima e gettonata Hey Boy, Hey Girl con un ritmo vitaminico e ridondante che decisamente "scalpita".

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K+D+B ci sollazza trasportandoci quasi in un viaggio, sì un viaggio a ritroso della mente che riccorda vagamente i mitici New Order.

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A concludere un'epica Wonders of the Deep che ci regala ottime sensazioni e divertimento per un prodotto nella sua globalità non di certo "stiloso" ma sicuramente stilistico a livello compositivo, che non contempla al suo interno memorabili hit, ma dalle cui casse esce il giusto trasporto e divertimento, quasi a rivivere i fù anni '90.

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Si ringrazia Emi Music Italy

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