X-Factor 2025, intervista a Giorgia, Achille Lauro, Francesco Gabbani e ai giudici
X-Factor va su Sky e streaming su Now

X-Factor 2025 va in onda dall’11 settembre con il live show. A condurre questa edizione è la cantante Giorgia, con i giudici Achille Lauro, Jake La Furia, Francesco Gabbani e Paola Iezzi.
Tu accogli i concorrenti prima che entrino sul palco. Come ti sei calata in questo ruolo?
Giorgia: Il momento prima di entrare sul palco è fondamentale, anche io lo conosco. L'unica cosa che può fornire supporto è creare empatia, stare accanto al concorrente, però poi quando sei sul palco sei solo, e devi arrivarci mostrando quello che sei. Io un po' tendo a sdrammatizzare, e una risata stempera quel momento di ansia. Questi ragazzi sono comunque molto preparati, sanno spesso cosa vogliono.
Tu sei la novità come giudice. A cosa dai importanza in questo ruolo?
Francesco Gabbani: Cerco l'autenticità nei concorrenti: visto che il mondo è tendenzialmente artefatto, anche nella componente musicale, essere genuini è fondamentale. Poi la forma conta, ma essere spontanei è fondamentale. Mi sono sentito subito accettato dagli altri giudici, e provare questa esperienza da giudicante per me è nuova. Anche nella mia carriera ho ricevuto molti no, e mi sono serviti: magari uno ha talento ma non ha la consapevolezza giusta, non sa controllare il palco. Davanti ai no c'è la prova del nove, a quanto tu tieni al percorso che vuoi fare.
Schede
Ti senti a tuo agio come giudice?
Paola Iezzi: Mi sento a mio agio nel ruolo di giudice, perché sono in un'età in cui posso restituire quello che ho imparato nel mio percorso. Chiunque voglia prendere da me quello che ho maturato oggi, lo prenda. Ho sempre pensato che dedicarsi ai dettagli sia importante, perché ti distinguono dagli altri. Oggi poi viviamo in un mondo standardizzato, è difficile diventare un innovatore. Quando non c'era internet, andavi dall'altro capo del mondo e portavi nel tuo paese questa novità. Oggi è la tecnologia che innova, e spesso spaventa. Curando i dettagli, invece, ciò farà la differenza, in un mondo quasi meccanizzato.
Come ti poni come giudice?
Jake La Furia: Come in ogni ambiente, è molto importante avere qualcuno che crede in te. Come Club Dogo abbiamo avuto un percorso faticoso: se non hai nessuno che ti spalleggia, devi credere comunque in te stesso. È importante, come giudice, non imporre il proprio percorso al concorrente: il percorso è seguire quello che i concorrenti vogliono realizzare, capire il talento e coltivandolo, non snaturandolo per fare una cosa più furba.
Cosa consigli a chi voglia avvicinarsi al lavoro di cantante?
Achille Lauro: Conta molto il lavoro dei ragazzi, perché noi siamo dei consiglieri, e non dei maestri. Siamo persone che hanno fatto degli errori, e tendiamo ad aiutare i concorrenti a migliorarli. Non serve metterli sotto pressione: X Factor non è l'unica strada, la carriera si realizza in venti anni. Il talento è una grande menzogna, perché ognuno deve trovare quello che gli piace fare, e lavorarci a lungo. Sul tuo percorso, pochi crederanno alle idee che hai, ma tu le hai ben fisse.
Già a scuola avevate questa passione per la musica?
Achille Lauro: A scuola portai degli strumenti, la batteria, per fare delle jam session. Ma qualcuno di invidioso mi ha tagliato tutte le pelli della batteria.
Jake La Furia: Ho incontrato persone che poi sono tuttora vicine a me. Ma invito i giovani a studiare, perché è l'unico modo per essere liberi.
Paola Iezzi: Avrei voluto vivere più spensieratamente quegli anni. Il mio professore era Roberto Vecchioni: il primo giorno di scuola entriamo in classe, vediamo questo professore che entra con il sigaro in bocca spento, il registro, che sbatte forte sulla cattedra. "Bene, adesso vi aspettano cinque anni di calci nel culo", ci disse. E uscì. Poi è entrato e ha fatto una lezione di mitologia greca, tanto da farci innamorare.
Achille Lauro: È in quel periodo che s'impara ad affrontare l'amore e la sofferenza, le amicizie.
Giorgia: Nel quarto e quinto, la prima ora dormivo, perché la sera cantavo già nei club. Passavo i compiti, suggerivo.
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