Sanremo 2021, incontro con Ermal Meta: 'Ogni parola serve affinché brilli un'altra frase'
Ermal Meta canta 'Un milione di cose da dirti' a Sanremo
Ermal Meta partecipa al Festival di Sanremo con il brano Un milione di cose da dirti: nella classifica generale è attualmente al primo posto.
Come è stato questo Festival?
È stato un Sanremo strano, portando una canzone non scoppiettante ma che ha bisogno di almeno tre o quattro ascolti. Sono stato inondato dall'affetto delle persone, è stata una sensazione e bellissima che voglio tenermi dentro il più possibile.
Puoi parlarci del nuovo
album?
Sono molto orgoglioso del nuovo album Tribù urbana, con undici tracce. Ogni canzone è diversa l'una dall'altra. Dal punto di vista sonoro lo sono, e ho voluto mostrare anche a livello testuale uno spaccato urbano, cittadino. Alla fine quello che noi temiamo e tornare alla casa la sera, soli: invece all'interno di una tribù non si stava mai soli.
Il testo è molto curato.
Nella costruzione di un testo ogni parola serve affinché possa brillare un'altra frase o un'altra parola. Difficilmente lascio qualcosa al caso, e usando delle parole che possono sembrare troppo facili lo faccio per una scelta precisa, per far convogliare l'attenzione su una frase in cui tengo molto, e su cui l'orecchio possa inciampare. Come se fosse una strada di pietre, e se s'inciampa spesso non si arriverà mai alla fine: se invece le pietroline sono più piccole, si riesce a ottenere un risultato migliore.
Ti sei esibito sempre a
tarda ora.
La mia nipotina di cinque ani di solito non mi vede, perché dice_ “Tu non sei quello lì”. Poi quest'anno mi voleva vedere, e invece andando in onda tardi, lei si è addormentata. Quindi ho fatto un tweet sul fatto che mi esibivo in ritardo, ma non è assolutamente polemico. Penso che la scaletta del Festival sia stata realizzata con cura.
Questa canzone non è
proprio una ballade.
Il pubblico che ha un ricordo di me a Sanremo con canzoni tipo ballade, come Odio le favole che era a Sanremo tra i giovani e di cui nessuno si ricorda. Vietato morire era personale e sociale; Non mi avete fatto niente era una storia diversa, né mia né di Fabrizio Moro, tanto che i proventi erano devoluti ad Emergency. Magari qualcuno si aspettava che io avessi portato un testo con messaggi, ma quest'anno con la pandemia siamo stati bombardati di messaggi. Alla fine ciò che si conosce meglio sono i sentimenti. Io non sono cool, e faccio quello che sono.
Con quale spirito sei
giunto a Sanremo?
Il mio obbiettivo era solo salire su un palco, e quando Amadeus mi ha invitato io sono stato felicissimo. La prima cosa che ho pensato è stata: “Vado a cantare, e sul palco più importante”. Così ho gioito di questa opportunità.
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