Intervista Un Natale Stupefacente, De Biasi: Cinepanettone? Umilmente la chiamerei commedia

Cinema / Intervista - 19 December 2014 13:00

Un Natale Stupefacente, intervista a Volfango De Biasi, Lillo (senza Greg a casa malato), Ambra Angiolini e Paola Minaccioni. Il film sarà nelle sale a partire dal 18 dicembre.

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Mauxa intervista il regista Volfango De Biasi, insieme al cast composto da Lillo, Ambra Angiolini e Paola Minaccioni in occasione dell’uscita del film Un Natale Stupefacente il 18 ottobre. Trentunesimo film di Natale per la Filmauro, che anche quest’anno cerca di dominare gli incassi durante le festività invernali con una commedia esilarante, senza tralasciare però tematiche di un certo spessore. 

D. Com’è stato costruito il cast?

R. Volfango De Biasi: Siamo partiti da Lillo e Greg, che erano il motivo scatenante del film, e abbiamo costruito intorno a loro un gruppo davvero ottimo: persone che stavano bene tra loro, che erano in grado di essere comiche anche grazie ad un’amalgama attoriale. Spero di esserci riuscito! È stata una bellissima esperienza, anche grazie a loro.

D. Com’è stata la realizzazione della pellicola?

R. Lillo: Abbiamo costruito la storia insieme al regista Volfango De Biasi e agli altri sceneggiatori. Il soggetto non è nostro, ma in fase di stesura della struttura narrativa abbiamo collaborato per costruire una storia che si avvicinasse al nostro tipo di comicità. Il film è molto divertente e ha dei toni da commedia all’italiana - noi amiamo moltissimo soprattutto quella di Monicelli, di Steno, di Alberto Sordi - mista a commedia americana: siamo grandi fan delle opere di Mel Brooks, del primo Woody Allen, di John Landis. Abbiamo cercato di fare quello che ci piace, e che anche noi vorremmo vedere come spettatori.

D. In questo film si toccano tematiche diverse rispetto ai soliti cinepanettoni: coppie di fatto e adozione. Da cosa è dettata la scelta?

R. De Biasi: Io ho quarant’anni e non vivo su Alfa Centauri. Ho seguito un po’ quello che si fa negli altri paesi, dove c’è un’industria cinematografica più avanzata, e ho visto anche quello che c’è sul web: determinate tematiche non sono più nel ripostiglio del tabù e possono essere sdoganate nel prodotto nazional-popolare. Anche se sono conscio del fatto di non averlo fatto in una forma arrembante, ma rassicurante e per famiglie.

D. Uno dei personaggi del film, Remo, vive in macchina: sei rimasto influenzato dal clima sociale ed economico?

R. De Biasi: Io ho fatto un film di Natale commerciale, che cerca di raccontare i gusti del pubblico. Non c’è una volontà di fare denuncia, vogliamo solo raccontare cose che vediamo e che ci stanno intorno. Raccontiamo con onestà ciò che ci fa ridere. Inoltre ci preme che il cinepanettone non sia più percepito come una malattia, una qualcosa di incurabile. Per me è una commedia di Natale, si spera divertente, e se funzionerà si manterrà questo standard, altrimenti si torna a quella precedente.

D. L’idea del cambio di rotta è stata personale o è stato calato dai “piani alti”?

R. De Biasi: Quando vieni dopo registi come Vanzina e Neri Parenti, se cerchi di fare un lavoro come i predecessori che hanno sbancato i botteghini, non puoi che fallire miseramente. Io quindi ho deciso di fare qualcosa che riuscisse bene a me, ovviamente con delle limitazioni: doveva essere un film leggero, divertente e funzionale rispetto al cast scelto. Ho provato dunque a fare a modo mio, rimanendo fedele alle mie convinzioni rispetto alla storia unica e la comicità di situazione, per la concatenazione delle scene: ho sempre ambito a fare la commedia d’autore.

D. Questo è quindi un cinepanettone?

R. De Biasi: Adesso va molto la definizione “cinepanettone 2.0”. Io umilmente preferirei fosse chiamato “commedia”, o al massimo “commedia di Natale”; però se il nome “cinepanettone” fa vendere, ben venga: sarei pronto a fare anche il “cinecolomba” per Pasqua!

D. Il fatto che Neri Parenti abbia fatto un cinepanettone a sua volta vi preoccupa?

R. De Biasi: Ho lavorato due anni per lui e con lui, lo considero un gran signore, competente, un vero decano della nostra cinematografia commerciale comica, una delle persone più divertenti e simpatiche che io conosca: non posso che parlarne bene. Ha tutto il diritto di fare quello che vuole, gli auguro il meglio, ma spero proprio che vinciamo noi!

D. Nella tua carriera hai già preso parte a molte commedie. Che effetto to fa essere nella commedia natalizia per eccellenza?

R. Ambra Angiolini: Ho recitato in tanti film comici, sono arrivata qui con alle spalle un passato notevole di commedia, e con la voglia di fare bene e di divertirmi anch’io, di non far ridere per sbaglio o per caso, ma mettendoci un po’ di mestiere. È vero che è una prima volta nel film di Natale, ma a me in generale le prime volte hanno sempre portato bene, e questo per me è un debutto eccezionale! E’ una bella opportunità perché è un film per tutti, c’è tanta gente che ha voglia di vedere un bel film a Natale, di stare bene, di farsi delle sane e sincere risate con la famiglia.

D. Nel film interpreti Marisa, un’estetista davvero particolare. Ci racconti il tuo personaggio?

R. Paola Minaccioni: Marisa sta attraversando una crisi esistenziale che la porta a cambiare le cose importanti della sua vita, in primo luogo il marito Remo (Lillo ndr) con cui è stata sposata per 15 anni. È un’estetista alternativa che, dopo tanti anni di professione tradizionale, ha imparato a fare dei trattamenti innovativi : crea delle creme a base di cicoria che lei chiama «emozionali», usa un pot-pourri di tecniche - dallo yoga, all’utilizzo di lozioni a base di ingredienti particolari, alle sedute in stile psicanalitico - ed è innamorata di quest’uomo che lei chiama «guru». Giustino è un uomo che custodisce profonde verità e ha grandi certezze, scritte direttamente sul suo corpo. È coperto dei tatuaggi più strani, un uomo rassicurante, l’esatto opposto di Remo.

D. Vi siete divertiti a fare questo film?

R. Lillo: Molto! Questo è stato un gruppo fantastico, abbiamo riso tanto, avevamo tutti la sensazione di fare un film diverso, abbiamo cercato di cambiare trent’anni di tradizione. Questo ci ha molto sospinti e ci ha fatto lavorare molto bene.

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