Recensione del film Power Rangers

Cinema / Recensione - 05 April 2017 07:30

Power Rangers è il film tratto dalla serie televisiva, e nata dai telefilm e manga giapponesi.

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Power Rangers è il film di Dean Israelite nelle sale, con Dacre Montgomery, Naomi Scott, RJ Cyler, Becky G. e Ludi Lin.

Un gruppo di guerrieri nell’era preistorica, i Power Rangers hanno il compito di proteggere la vita e lo Zeo Crystal. Ma il Ranger Verde, Rita Repulsa li tradisce: il Ranger Rosso, Zordon prende la fonte di alimentazione dei Rangers, le Monete della potenza e le nasconde.

Nell’epoca odierna Jason Scott (Dacre Montgomery) con alcuni compagni cerca di impossessarsi di alcune libbre d’oro in una miniera abbandonata. Il cinque scoprono alcune monete che contengono una particolare fonte di energia: in auto cercano di fuggire dalla polizia, attraversano un binario ferroviario e un treno li investe. Si ritrovano a casa il giorno dopo, con la consapevolezza di aver ottenuto abilità sovrumane.

Jason Scott diviene il Power Rangers Rosso. Naomi Scott è Kimberly Hart, Ranger Rosa che era un ex cheerleader ribelle. Il film non esclude argomenti che hanno attualità di divulgazione tra i ragazzi, come il fatto che il Billy Cranston, il Ranger Blu (RJ Cyler) presenta problemi di autismo; Trini Kwan, Ranger Giallo (Becky G) metta in discussione il proprio orientamento sessuale; Zack Taylor, Ranger Nero (Ludi Lin) sia bilingue e di origini asiatiche.

Un concetto do telegrafa molto scolastico, tanto che per metà del film pare visionare una lezione di educazione civica.

A questo aspetto sociale ne ne unisce uno misterioso, per cui i cinque Rangers si recano nuovamente nella miniera per ottenere lo Zeo Crystal, l’oggetto che se controllato dall’alieno invasore Rita Repulsa (Elizabeth Banks) può distruggere ogni forma di vita sulla Terra. A questo compito li incita Zordon, mentore che ricorda che avranno solo undici giorni a disposizione.

Quando poi i Rangers tentano di sconfiggere Rita, per poca conoscenza delle loro abilità procurano una vittima, ovvero l’amico Billy: e da qui che il film diviene anche racconto di iniziazione giovanile, tesa a stabilire rapporti tra le persone piuttosto che fomentare l’ambizione. E il sacrificio a cui si dicono pronti, pur di riportare in vita Billy sigla proprio questo sforzo collettivo.

La stessa nascita dei Power Rangers collima con una tendenza ad alimentare la comunione di più persone per fronteggiare il male, e in generale le avversità. Il film deriva infatti dall’omonima serie televisiva “Power Rangers” andata in onda nel 1993, che appartiene al genere giapponese super sentai (“super squadre") o sentai mono ("gruppo d’attacco”). È tokusatsu (fiction con effetti speciali) creato dall’artista manga Shōtarō Ishinomori negli anni ‘70: qui delle squadre multicolori lottano per la pace mondiale contro forze extraterrestri o demoniache. Si svilupparono con la serie “Himitsu Sentai Goranger” (”Squadra segreta Goranger”, 1975) e le squadre furono usate in più di 30 serie, ispirando anche “I Cavalieri dello zodiaco” e ”Sailor Moon”. Ricordiamo “Kamen Rider” (1971-1973), serie tv in cui il protagonista ha le sembianze di una cavalletta e deve sventare un’organizzazione terroristica; “Cyborg 009” (1964), serie animata a manga in cui nove ragazzi sono trasformati in Cyborg e che poi si ribellano ad essa. La stessa “Cyborg 009” avrà un remake nel 2017 chiamato “Cyborg 009 Call of Justice”.

Condivisione e lotta contro le avversità: un’ispezione cara alla Lionsgate che produce il film e che ha riproposto in saghe come “The Hunger Games”, “Divergent”, “Twilight”. L’imprenditore Haim Saban, che detiene i diritti della serie ha confermato che la Lionsgate ha già cantiere un arco narrativo di sei film.

© Riproduzione riservata




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