Recensione BlacKkKlansman di Spike Lee

Cinema / Recensione - 24 September 2018 08:00

In sala dal 27 settembre, distribuito da Universal Pictures.

image
  • CONDIVIDI SU
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon

Film Oppenheimer - video

BlacKkKlansman è il nuovo film di Spike Lee, già selezionato in concorso allo scorso Festival di Cannes. Parliamo di una storia vera, tratta dall'omonimo memoir scritto da Ron Stallworth, il primo poliziotto afro-americano assunto nel dipartimento di Colorado Spings negli Anni Settanta.

Film BLACKKKLANSMAN
Film BlacKkKlansman

L'atmosfera dell'epoca è ben ritratta, in bilico tra una certa voglia di spensieratezza e l'impegno politico. Lee è abituato a lavorare con diversi registri stilistici, dal dramma alla commedia, calibrando i toni con consueta domestichezza. Anche in questo caso, la resa è polifunzionale al messaggio diretto allo spettatore. Nonostante la tematica di scottante attualità, ci sono sequenze divertenti che permettono di allentare la tensione drammatica della vicenda.

Tuttavia, forse, proprio la scelta di dare a questo script un'impronta ibrida, insieme alla lunga durata, in cui il racconto assorbe più zelo che emozioni, si rivelano anche i punti deboli dell'opera.

BlacKkKlansman si apre con Alec Baldwin - da qualche anno l'attore diletta i telespettatori del Saturday Night Live con la parodia di Trump – impegnato in un discorso blaterante sulla superiorità della razza bianca.

I riferimenti all'involuzione sociale dell'America di oggi sono seminati lungo tutto il film. Spike Lee ricorda il blockbuster muto di Griffith, collegato al ritorno del Ku Klux Klan, Nascita di una Nazione (1915). E l'orrore di Waco, Texas, quando nel 1916 Jesse Washington fu bestialmente torturato sotto gli occhi di migliaia di cittadini eccitati. Le fotografie scattate del linciaggio vennero vendute come cartoline.
Con gli eventi di Charlottesville dell'agosto del 2017, le immagini scorrono nel finale del film, si risveglia l'incubo delle tensioni razziali.

Ron Stallworth (John David Washington) chiede di lavorare come agente sotto copertura. Gli viene affidato il compito di partecipare a una manifestazione locale: l'ospite è l'attivista per i diritti civili Kwame Ture (Corey Hawkins). All'evento, Ron conosce Patrice (Laura Harrier), presidentessa del comitato studentesco afro-americano al Colorado College. Ron si trova protagonista di un episodio razzista per mano di un collega. Da questo momento in poi, si interessa alla questione: nella cittadina soffiano due venti opposti, quello del Ku Klux Klan e quello della crescente presa di coscienza del Black Power.

Il poliziotto prende telefonicamente contatto con un membro del Klu Klux Klan locale, rispondendo a un annuncio sul giornale. Spike Lee conosce la banalità del male, i membri del Ku Klux Klan, infatti, sono un gruppo di assoluti sfigati.
Grazie all'aiuto dell'agente Zimmerman (Adam Driver), suo alter ego negli incontri dell'associazione, riuscirà a infiltrarsi nell'organizzazione arrivando a interloquire con David Duke (Topher Grace), la mente dietro il movimento, successivamente divenuto un politico in carriera e noto sostenitore di Trump.

© Riproduzione riservata



Seguici su

  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon