Far Cry New Dawn, recensione videogame per PS4 e Xbox One

Games / Recensione - 26 February 2019 14:00

Lo spin-off post apocalittico di Far Cry

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Far Cry New Dawn è lo sparatutto in prima persona di Ubisoft, lo spin-off collocato temporalmente dopo il quinto capitolo della serie. La storia ha luogo diversi anni dopo quella di Far Cry 5, mantenendone universo e background narrativo, con luoghi, personaggi e documenti sparsi in giro per la mappa che riportano alla memoria alcuni fatti del passato. Siamo nella contea di Hope County, sconvolta e ripartita dopo una catastrofe nucleare, che ha decimato la popolazione e ribaltato l’ordine sociale, ora diviso tra bande rivali e accampamenti di fortuna. Il viaggio in treno, che ci porta all’interno della contea, parte da una richiesta di aiuto di Carmina, una ragazza nata e cresciuta a Prosperity, che narra di come Hope County sia ormai in mano ai Guerrieri della Strada, una banda capitanata da due gemelle violente e senza scrupoli, Lou e Mickey. Il tranquillo equilibrio, successivo al Collasso, è quindi ormai un lontano e amaro sogno, a cui noi e Rush, il capo della spedizione, dovremo ridare forma e speranza. 

Far Cry New Dawn
UN FUTURO DI PROSPERITÀ

Il gameplay di Far Cry New Dawn ricalca quanto già apprezzato nell’ultimo capitolo, con alcune aggiunte in termini di gestione della nostra base, Prosperity, e un sistema da gioco di ruolo appena abbozzato, diviso in tre categorie più quella èlite. Partiamo proprio dal sistema delle abilità, i Tratti, che permettono, completando missioni e specifiche sfide, di sbloccare nuove capacità e caratteristiche del nostro personaggio. Abbiamo così la possibilità di portare più armi o medikit, oppure quella di utilizzare la tuta alare, il rampino, poter uccidere silenziosamente i nemici di qualsiasi livello e aumentare le nostre capacità atletiche. In questa ottica si inserisce la divisione in categorie dei nemici e avamposti, che possono ora essere affrontati in tre differenti configurazioni di difficoltà. L'idea è interessante, sulla carta, mentre da un punto di vista prettamente ludico il bilanciamento non è soddisfacente. Affrontare nemici di più alto livello è quasi sempre una scelta perdente, senza un avanzamento graduale come avviene nei giochi di ruolo, e questo sostanzialmente significa dover potenziare in blocco le armi, per poter avere la meglio sugli avversari. La nostra base può essere migliorata grazie all’etanolo, il carburante che otteniamo saccheggiando i vari avamposti, e con il reclutamento di mercenari e di cinque differenti Specialisti, che rappresentano una vera e propria sottotrama di gioco. Le missoni legate ad essi, discretamente originali, tratteggiano dei personaggi caratterizzati in maniera ottima, ironici e divertenti, spesso anche superiori a quelli della storia principale. I mercenari, per un totale di otto, possono invece essere assoldati una volta trovati e salvati: il loro aiuto si rivela fondamentale durante la nostra avventura, con ogni personaggio del roster che ha perk specifici e potenziabili. Timber, il bellissimo Akita, ha la capacità di marcare i nemici, Carmina può lanciare esplosivi, Nana è un efficiente cecchino, il buffo cinghiale Horatio ha la capacità di caricare i nemici con lo scudo. La navigazione all’interno della mappa rimane relegata ai mezzi stradali, qui in una visione edulcorata di quelli di Mad Max, e a quelli acquatici, insieme alla possibilità di potenziare il nostro reparto Spedizioni e sbloccare vari tipi di spostamento rapido. Il feeling delle sparatorie si conferma molto soddisfacente, con un sound design avvolgente e pieno, con le classiche armi rivisitate in chiave post apocalittica. Fa la sua comparsa lo Sparaseghe (sì, è proprio questo il nome) una delle armi più divertenti e utili del gioco, che può lanciare delle piccole ma letali lame dentate, che uccidono in maniera istantanea e silenziosa i nemici. L’anima da survival apocalittico la ritroviamo nei vari insediamenti sparsi per la mappa, con componenti, zaini, provviste, nastro adesivo, rame, oggetti da recuperare, e durante la caccia agli animali, con delle zone specifiche per gli esemplari più rari.

UN COLORATO MONDO POST APOCALITTICO 

Nonostante l’apocalisse nucleare che ha colpito Hope County, il mondo di gioco non è quello tetro e grigio dei primi anni dopo il fallout, ma è ricoperto da vegetazione e colori che hanno riconquistato i territori ormai abbandonati dall’uomo. Campi di fiori gialli e fucsia, il verde che ha preso possesso di strutture decadenti e delle strade, la ricchezza della natura, bellissima da vedere e piena di dettagli, configurano uno scenario d’abbandono ma al tempo stesso estremamente vivo, con animali che attraversano le praterie, i boschi, gli accampamenti. La mappa di gioco, un reskin di quella già apprezzata in Far Cry 5, ne riprende fisionomia e località, ma ne dipinge un affresco nuovo, molto ben disegnato, con una pienezza a tratti sorprendente dell’ambiente di gioco, ricchissimo in termini naturalistici, una cornucopia di elementi in movimento, a partire dalle fronde degli alberi, che si muovono al soffiare del vento, e dagli incontri casuali all’interno dello scenario. L’illuminazione taglia in maniera convincente sia le sezioni all’aperto che quelle al chiuso, tra strutture fatiscenti e ormai in disuso, una dicotomia tra il colorato mondo di superficie, rigogliosamente primaverile, e gli interni pericolanti e rugginosi di edifici e sotterranei. La palette cromatica satura e colorata è in parte smorzata, per essere credibile, da una grana che riproduce in maniera soddisfacente l’effetto pellicola, con un quadro generale di primissimo livello, considerando la vastità della mappa e la pienezza di contenuti.

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