Recensione film Venuto al mondo, Penelope Cruz in una narrazione intima e collettiva

Cinema / Recensione - 08 November 2012 07:00

Margaret Mazzantini insieme al marito Sergio Castellitto con la presenza nel cast di Penelope Cruz propongono una storia intima e allo stesso tempo collettiva

image
  • CONDIVIDI SU
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon

Venuto al mondo è tratto dall'omonimo romanzo scritto da Margaret Mazzantini e diretto al cinema da Sergio Castellitto che vanta tra i protagonisti la presenza di Penelope Cruz. Film presentato in anteprima mondiale al Toronto Film Festival nel settembre 2012.

Trama: Gemma (Penélope Cruz) decide di tornare a Sarajevo con il figlio adolescente dopo aver abbandonata la città durante la guerra lasciandosi alle spalle il marito Diego (Emile Hirsch). Il desiderio di Gemma di avere il figlio che non poteva procreare le fece spingere il giovane marito tra le braccia di Aska (Saadet Aksoy) che portò a termine la gravidanza per Gemma. I ricordi riaffiorano lentamente fino a costringere Gemma a confrontarsi con il proprio passato e con la verità che l'attende.

Il senso di sospensione che deriva dal peso esistenziali di qualcosa ancora da risolvere pervade il film come tematica sullo sfondo che può facilmente essere percepita dallo spettatore. Una storia potente che affonda le sue radici in un periodo storico drammatico. La crudeltà della guerra s'intreccia con la storia personale di una donna colta che si dirige a Sarajevo per la prima volta negli anni ottanta ed incontra un fotografo che diventerà l'amore della sua vita. Oltre alla passione Gemma pretende di più dalla sua vita, quella compiutezza che può dare solo un figlio. Non essendo in grado di procreare, Gemma troverà nel sanguinoso assedio di Sarajevo quella terra fertile che le garantirà quella maternità tanto desiderata.

Penelope Cruz nel ruolo di Gemma rende un'interpretazione profonda accompagnata da un cast competente nel quale spiccano Emile Hirsch, Adnan Haskovic nel ruolo di un poeta bosniaco e fraterno amico della protagonista.

Sergio Castellitto dirige un film dalla storia intima e profonda che si contestualizza ad una narrazione sociale, tratta dal romanzo omonimo Venuto al mondo, scritto dalla moglie Margaret Mazzantini con la quale ha ormai instaurato un fortunato sodalizio anche professionale dopo Non ti muovere del 2004. La disperazione personale e collettiva si intrecciano determinando una storia dura e concreto. La sceneggiatura è scorrevole ed i personaggi rappresentati risultano autentici e dalla caratterizzazione ben approfondita.

Venuto al mondo è uno dei migliori film italiani di questo anno, amaro, duro, descrive la realtà vissuta dai protagonisti e le loro inquietudini senza giudicarli. Tuttavia si presenta in modo laconico, dovuto alla provenienza letteraria e dall'impossibilità di rendere il tempo alla prima persona, che è una caratteristica essenziale del romanzo. "Speranza. Penso a questa parola che nel buio prende forma - scrive la Mazzantini nel libro - Ha la faccia di una donna un po' sgomenta, di quelle che trascinano la loro sconfitta eppure continuano ad arrabbiarsi con dignità". L'impossibilità di rendere queste pause descrittive porta la storia a perdere originalità ma mantine comunque la sua efficacia.

© Riproduzione riservata




Seguici su

  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon