Recensione film Disconnect, relazioni virtuali con effetti reali

Cinema / Recensione - 04 September 2012 07:00

Film che definisce il mondo dei Social network e chat-line con le sue implicazioni, diretto da Henry Alex Rubin ed interpretato da Paula Patton.

image
  • CONDIVIDI SU
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon

Disconnect fa emergere una società connessa alla rete ma al tempo stesso fragile, un moderno western che offre possibilità molteplici ed una nuova corsa all'oro ma anche nuovi rischi che colgono impreparati gli ingenui.

La trama intreccia le relazioni di alcune persone che utilizzano la rete per diverse ragioni. Alcuni lo fanno per puro intrattenimento altri per trovare conforto al dolore, altri ancora per sfuggire alla solitudine o per opportunità di carriera o di business. Tutti inevitabilmente si ritrovano collegati al mondo fuori dalla rete e devono affrontare le conseguenze delle loro azioni.

I temi affrontati dalla narrazione sono molteplici e rappresentano le problematiche che affliggono la moderna società. Le persone si connettono alla rete per esigenze di lavoro o per diletto e spesso anche per la solitudine dovuta alla assenza di comunicazione con i propri familiari, siano essi i genitori o la propria compagna. Un allontanamento forzato o volontario, figlio del periodo storico attuale. Si fruisce della tecnologia senza pensare che questa apre le porte ad un mondo vasto, una metropoli virtuale con le sue mutevoli facce. Il risalto che alcune azioni possono avere può portare a conseguenze drammatiche. La facilità con la quale si può dissimulare una identità o a volte rubare la stessa emerge con disarmante pericolosità, portando a conseguenze anche drammatiche. Come accade ad un giovane adolescente che viene deriso dalla sua scuola o ad una coppia vittima di una truffa informatica.

Disconnect pone una visione ormai diffusa e preoccupante. La ricerca del business perseguita a costo della legalità o il successo personale che spesso viene realizzato senza calcolare le conseguenze patite dagli altri, definiscono in modo adeguato la superficialità dei rapporti a cui spinge una costante connessione alla rete. Ben espressa nel scene in cui gli individui che fanno parte della nostra vita sono solo il contorno che sta tra il soggetto ed il suo smartphone, senza preoccuparsi del disagio che li circonda.

Il cast fornisce una prestazione adeguata alla profondità dei personaggi, riuscendo a far emergere l'ambiguità degli stessi che posti innanzi a situazioni impreviste hanno reazioni non sempre razionali. Alexander Skarsgård (True Blood) e Paula Patton (Mission Impossible, Protocollo Fantasma) sono una coppia in crisi dopo la scomparsa del loro bambino ed incappano in una truffa informatica che li riavvicinerà. Jason Bateman (Due cuori e una provetta) e Frank Grillo (The Grey) sono due padri che non comunicano con i loro figli o ignorano il loro disagio. Max Thieriot (Jumper) è un giovane che vive ai margini della società e che si esibisce nei siti per adulti mentre Andrea Riseborough (We Want Sex) è una giornalista che realizza un servizio di denuncia sulle chat erotiche.

Henry Alex Rubin alla regia e Andrew Stern alla sceneggiatura portano sullo schermo l'autenticità dei personaggi. Una regia molto ordinata e compatta ed una narrazione efficace permettono alla narrazione di restituire personaggi ben approfonditi che si amalgamano con efficacia alle storie delle quali sono protagonisti. Affronta un viaggio che è al tempo stesso commistione tra virtuale e reale nel quale il recupero della propria dimensione viene realizzato attraverso il dolore sia fisico che spirituale.

© Riproduzione riservata




Seguici su

  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon