Luigi Pirandello, i film ispirati alle sue opere a 150 anni dalla nascita

Cinema / Drama / News - 19 June 2017 08:00

Luigi Pirandello, premio Nobel per la Letteratura ha ispirato con le sue opere vari film.

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Luigi Pirandello, di cui si celebrano il 150 anni dalla nascita (avvenuta il 28 giugno 1867) lavorò anche per il cinema. Molti furono i film che si ispirarono alle sue pièce o novelle.

Il primo film tratto da una sua opera è “Il lume dell'altra casa” (1920) di Ugo Gracci con Anna Gracci, Gaietta Gracci e lo stesso regista: la trama è quella di un impiegato del Ministero che dalla finestra spia la vita della famiglia, fino ad un equivoco che è alla base di un rapporto con la donna della casa.

Seguì “Lo scaldino” dello stesso anno, di Augusto Genina: qui un rigattiere vende gli oggetti riscaldato solo da uno scaldino di terracotta che ogni sera gli porta la nipotina, fino all’omicidio finale.

Ma non è una cosa seria” (1921) racconta di un libertino che effettua un matrimonio di comodo per godere della propria anarchia, scoprendo però un sentimento inatteso per la moglie. È “Il viaggio” (1921) di Gennaro Righelli - maestro nel mescolare commedia e sarcasmo - a segnare una conversione verso tematiche ironiche: qui in un piccolo paese della Sicilia una donna - rimasta vedova - si fa accompagnare dal cognato ad una visita medica, scoprendo sia le bellezze della grande città che l’affetto per l’uomo. Ma la diagnosi del medico è infausta.

Il fu Mattia Pascal” (1926) fu il primo film tratto dal suo capolavoro, che racconta del possidente Mattia che si finge morto per scoprire come la famiglia agirà in sua assenza, e alla fine preferisce tornare nella propria menzogna. La produzione stavolta era francese, con regia di Marcel L’Herbier: la vicenda di Mattia incassò 1,2 milioni di franchi, e la critica apprezzo il film, tanto che fu uno dei pochi film francesi ad essere distribuito all’estero. L’attore Ivan Mozzhukhin interpretava Mathias Pascal.

Il film che consacrò lo scrittore agrigentino - vincitore del Nobel nel 1936 - è “Come tu mi vuoi” (1932), diretto da George Fitzmaurice e interpretato da Greta Garbo. Zara è un’alcolista scontenta corteggiata da molti uomini, vive con il romanziere Carl Salter: un uomo afferma che Zara sia in realtà Maria, moglie del suo amico Bruno e che perse la memoria durante un bombardamento della prima guerra mondiale. Il film termina con la scoperta della dubbia verità. Lo stesso Pirandello si recò ad Hollywood per assistere alle riprese del film.

Acciaio” (1933) fu uno dei più controversi, diretto dal tedesco Walter Ruttmann e ambientato nelle acciaierie di Terni: due amici lottano per l'amore della stessa ragazza, ma uno muore a causa di un incidente sul lavoro. Così i lavoratori credono che l’amico abbia causato l’incidente.

Sempre di Righelli è “Pensaci Giacomino” (1940): un vecchio insegnante si sposa con una giovane ragazza - la figlia del custode della scuola - per salvarla dal disonore causato da un ragazzo. Tuttavia vuole che resti con lui.

Il successo maggiore lo ebbe “Enrico IV” (1940) di Giorgio Pastina con Osvaldo Valenti e Clara Calamai: qui un giovane nobile cade da cavallo ed impazzisce, credendo di essere Enrico IV - il personaggio che stava interpretando. Dopo venti anni uno psichiatra cerca di guarirlo: ormai l’uomo vive in un castello con delle persone, retribuite per fingersi suoi servi. Il regista Marco Bellocchio ne trasse un film nel 1984, nonché nel 1999 “La bàlia” dall’omonima novella: qui un giovane madre non prova sentimenti per il neonato, così prende una balia. La giovane si dedica al neonato, ma l’affetto crescente preoccupa la madre.

Dal 1947 seguirono anni in cui molte novelle - Pirandello ne scrisse 256 - vennero adatte in televisione, che da poco produceva programmi e a cui erano necessarie delle messe in scena teatrali per intrattenere il pubblico serale.

“Vestire gli ignudi” è l’opera matura, con cui il regista Marcello Pagliero racconta la vicenda di Ersilia, la quale si sente un “nulla” e si veste della realtà che gli altri le attribuiscono.

Il regista Alessandro Blasetti si cimenta nel 1960 con “Liolà”, interpretato da Ugo Tognazzi, Giovanna Ralli e Pierre Brasseur. Qui Liolà è padre di tre figli, spirito libero che vagava da città a città senza voler interagire con nessuno.

Nel 1970 “I vecchi e i giovani” è ridotto in cinque episodi televisivi, in cui gli aristocratici borbonici, insieme ai nuovi borghesi arrivisti e ai plebi sono sporcati dalla polvere, nell’epoca post-risorgimentale.

L’esclusa” (1980) è in tre episodi, e racconta di Marta Ajala che è sorpresa dal marito a leggere la lettera di un uomo. La donna ha sempre allontanato le proposte dell’uomo, ma è caccia di casa, esclusa dalla società e tenterà di riabilitarsi proprio avendo una relazione con lui.

Del 1981 è “Il turno”, con Vittorio Gassman, Laura Antonelli e Paolo Villaggio: un uomo chiede la mano di una giovane, nonostante la età adulta. Lui afferma che si tratterebbe quasi di un'adozione, mentre la giovane è innamorata di un coetaneo. I fratelli Taviani si sono ispirati alle novelle di Pirandello per “Tu ridi” (1998) e “Kaos” (1984).

Fino a “L’attesa” (2015) di Pietro Messina, in cui una madre incontra inaspettatamente la fidanzata di suo figlio in una villa in Sicilia, in attesa che lui arrivi. Il film è tratto da “La vita che ti diedi”.

Ne “La scelta” (2015) di Michele Placido con Raoul Bova e Ambra Angiolini una donna rimane incinta, e il marito comincia a dubitare della paternità. Infatti lei ha subito una violenza, e i due coniugi devono affrontare le paura ed effettuare una scelta finale. Il film è tratto da “L’innesto".

Tematiche pirandelliane si evidenziano i vari film: basti citare la memoria scomparsa di “50 volte il primo bacio” (2004) in cui un veterinario delle Hawaii s’innamora di una donna che il giorno successivo non roca già di lui. Lei soffre di una forma di malattia cerebrale, e lui dovrà costantemente ricreare il momento del primo incontro.

In realtà a Los Angeles presso l’archivio dell’attore Franchot Tone sono conservati dei soggetti: uno di questo è “A Game For Lovers”, datato aprile 1958 - di 60 pagine - e basato sulla novella "The Rules of the Game” di Pirandello, con adattamento di William Murray. Si tratta de “Il giuoco delle parti”, in cui il filosofo Leone Gala è completamente diverso dalla moglie Silia: l'amante di lei è concesso dal marito, il quale visita la consorte per mezz'ora al giorno, salvaguardando l’onorabilità borghese. Questo film non venne mai realizzato.

Presso l’archivio del regista William Wyler è conservato “Marriage Interlude”, uno script realizzato nel periodo in cui lavorava alla Universal. È datato 31 dicembre 1930, ispirato a “As Before Better Than Before”, ovvero “Come prima... meglio di prima”. Il film venne realizzato nel 1945 con il titolo “This Love of Ours”, da cui nel 1956 fu tratto i remake “Never Say Goodbye” di Jerry Hopper con Rock Hudson e Cornell Borchers. Il film - che incassò 1,6 milioni di dollari - racconta con toni hitchcockiani la fine della guerra nel 1945, quando un medico dell'esercito americano sposa a Vienna una pianista tedesca che però è trattenuta nella zona sovietica di Berlino. L’uomo torna in America con la figlioletta che cresce credendo che la madre sia morta: la donna rientra poi in USA come nuova moglie del medico, e deve convincere la figlia di essere sua madre.

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