Libri Guareschi, Mondo piccolo: Gente così, indimenticabili don Camillo e Peppone

Comics / News - 05 February 2014 14:00

Classici - Giovanni Guareschi, "Mondo piccolo. Gente così": nel 1980 la Rizzoli pubblica la raccolta di racconti inedita con protagonisti don Camillo e Peppone. Dei venti esilaranti e

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Mondo piccolo. Gente così - Giovannino Guareschi nasce a Fontanelle di Roccabianca in provincia di Parma nel 1908. A dispetto del nome, ha una stazza imponente. Celebre per il baffo e il carattere sanguigno, Guareschi pubblica nel 1948 "Mondo Piccolo. Don Camillo" per Rizzoli, il primo di una serie di avventure con protagonisti gli intramontabili Don Camillo e Peppone: le loro rocambolesche avventure raccolgono un successo senza precedenti anche all'estero.
La saga del parroco di campagna e del sindaco comunista, ambientata durante l'immediato dopoguerra, in un paesino della bassa padana, diventerà altrettanti piccoli capolavori del grande schermo, grazie alle memorabili interpretazioni di Fernandel e Gino Cervi.
A dodici anni dalla scomparsa di Guareschi, nel 1980, Rizzoli dà alle stampe una raccolta di racconti inediti, "Mondo piccolo. Gente così": venti episodi in cui Camillo e Peppone tornano a deliziare il pubblico che non li ha mai dimenticati. Con un appunto a margine della raccolta, ammonisce Guareschi: “Così vi racconto, amici miei, in che modo sono nati il mio pretone e il grosso sindaco della Bassa. Già troppe volte li ho tirati in ballo costringendoli a fare le cose più strampalate dell'universo. Tanto strampalate che sono perfino vere...”.

Libro Sebastiao Salgado, Dalla mia terra alla terra

Gli irregolari – Capo-staffetta del comune a capo della volante-proletaria, lo Smilzo è un immorale e uno spudorato: convive con l'amante, la Moretta, rifiutando di regolarizzare l'unione con il sacramento del matrimonio. In paese, alla Moretta la chiamano la "mantenuta dello smilzo". Eppure è una grande lavoratrice. Le beghine la additano come una "sporcacciona" che gira “in bicicletta da corsa mostrando il sedere come la faccia”. Giuntale le male chiacchiere, da quel giorno, la Moretta indossa una tuta blu con il fazzoletto rosso al collo che non si toglierà più. Le vecchie non si arrendono e bussano alla porta di Peppone: come sindaco ha il dovere di tutelare la moralità pubblica. Anche don Camillo tenta il possibile, ma sia lo Smilzo che la Moretta non vogliono sentire ragioni, rimarranno compagni tuonando: “Il Padreterno se avesse stabilito che gli uomini e le donne si devono udire per mezzo del matrimonio, nel Paradiso terrestre ci avrebbe messo, oltre ad Adamo ed Eva, anche un prete! Verrà il giorno in cui la gente capirà che il matrimonio è una condanna alla galera e si sposerà senza il bisogno di preti e allora ci faremo tante feste da ballo nelle chiese!”
Sante parole proletarie. Tuttavia, tutto cambia quando allo Smilzo e alla Moretta nasce una bellissima creatura: torneranno dal parroco per battezzarla. Ma don Camillo si limiterà a soddisfare la richiesta di quei due “mammalucchi”?

Libro L'Atelier dei miracoli di Valérie Tong Cuong

In abito simulato – Peppone è sul treno quando scorge don Camillo senza la sottana del prete: perché si è travestito? Dimenticando l'acquisto dei pezzi di ricambio per il trattore, si copre la faccia con l'Unità e decide di seguirlo in incognita. Giunti alla stazione di Milano, si lancia all'inseguimento. Incontra un fotografo ambulante e non ci pensa due volte. Gli chiede di fotografare “quell'omaccio col paletò marrone e il cappello grigio” senza farsi notare: sei cartoline e un ingrandimento per la “modica” cifra di seimila lire, tremila subito. Il resto ad avvenuta consegna delle copie per il primo pomeriggio all'indirizzo della Fotoscat, la migliore di Milano. Peppone prosegue il taccheggiamento. Don Camillo sembra bighellonare senza meta. A Piazza della Scala, la faccenda si complica a causa della folla. Don Camillo attraversa la Galleria, gira lungo i portici di Piazza Duomo e scompare. Perso ormai le speranze, Peppone lo individua sulla soglia della Rinascente. Lo segue per tutte le scale mobili fino all'ultimo piano. Subito dopo, è costretto a rifarle, tutte in discesa. S'infila in una tassì. Osserva don Camillo davanti al portone della Montecatini immaginandosi complotti tra il clero vatico-americano e l'industria chimica alla vigilia delle elezioni. Ma davanti al portone di cristallo a due battenti scorrevoli funzionanti tramite una cellula fotoelettrica, don Camillo non fa che entrare e uscire divertito.
Poi a piedi verso una manifestazione di protesta circondata dalla Celere. Don Camillo vi rimane inghiottito tra le legnate dei celerini. Riesce a rifugiarsi dentro un caffè con Peppone sempre alle calcagne. Nel caffè è Peppone a prendersi le legnate, circondato da una trentina di “facce proibite” che lo individuano come “porco fascista”.
Finalmente Peppone e don Camillo si ritrovano su una panchina del parco:
«- Certo, - osservò molto sarcastico Peppone, - questi agenti del governo clericale che non rispettano neppure un sacerdote!...
- Ma anche questi comunisti che non rispettano neppure i compagni di fede!... - replicò don Camillo».
Infine, tutto è bene quello che finisce bene. Peppone raggiunge la Fotoscat, ma la ditta non esiste. Sul treno di ritorno, confida a don Camillo che Milano non è poi un gran che, mentre il parroco non riesce a togliersi dalla mente le meraviglie tecnologiche della scala mobile e del portone della Montecatini: «Una volta che fu arrivato a casa, don Camillo andò a inginocchiarsi davanti al Cristo dell'altar maggiore.
- Già di ritorno, don Camillo? Non ti sei divertito?
- Sì, Gesù, molto: ma non bisogna mai abusare dei divertimenti.
Sagge parole.»

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Forse nessuno come Guareschi è riuscito a illuminare i pittoreschi umori della provincia italiana: le vicende di don Camillo e Peppone restano un incomparabile caposaldo della letteratura.

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