Venuto al mondo: Margaret Mazzantini, dal libro al film

Comics / News - 24 January 2012 15:00

A metà settembre 2011 sono iniziate le riprese della versione cinematografica di Venuto al mondo (2008) uno dei successi editoriali degli ultimi anni di Margaret Mazzantini

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Venuto al mondo, Margaret Mazzantini, dal libro al film. A metà settembre 2011 sono iniziate le riprese della versione cinematografica di Venuto al mondo (2008) uno dei successi editoriali degli ultimi anni di Margaret Mazzantini. Tiriamo via il romanzo dallo scaffale della nostra libreria. Un gesto che facciamo spesso con la speranza di essere stupiti. Ci sediamo, mettendoci comodi; è una serata invernale, una di quelle in cui leggere vicino a una tazza di tè è rassicurante e piacevole. Voltiamo  la copertina. Qualcosa ci attrae: è forte, è una sorpresa. Troviamo sul “bianco”, in cima alla pagina, i versi  di Izet Sarajlič:

O Tenerezza umana, / dove sei? / Forse solo nei / Libri?

La pagina non descrive, non ricorda, ma chiede. La citazione è una pausa posta sulla nostra storia privata. In due semplici domande  ci viene offerta la chiave per raggiungere la stanza dei ricordi di Gemma, la protagonista di Venuto al mondo. Possiamo riflettere un istante, indugiare, prima  di conoscere le aspirazioni, la tenerezza e il dolore di Gemma, sorridere poi, pensando che verrà interpretata nella versione cinematografica dalla straordinaria Penelope Cruz. Diretta da Sergio Castellitto, potrà portare sullo schermo i nostri dolori, facendoci ritrovare una storia di amore e di guerra, perennemente in bilico tra l’intimità e la descrizione di un popolo devastato dall’orrore della violenza. Il film avrà il difficile compito di mantenere lo stesso equilibrio di un libro davvero unico, in grado di  commuovere e far riflettere. Nel libro ci si immedesima con la protagonista. In fondo, da un certo punto in poi, tutti ci siamo sentiti stranieri di una vita che non sembrava più appartenerci completamente. Sfiorita la felicità dell’infanzia e lo stupore delle  prime scoperte, sono sopraggiunte le disillusioni che hanno finito col segnarci, disegnando rughe profonde sul viso e, sotto ogni ferita, abbiamo lasciato indietro un’aspirazione mancata.  Crescendo capita, a volte, di perdersi, di andare alla deriva. Senza una ragione precisa ci si abbandona all’indifferenza, si cede all’insidia della nostalgia più che soffermarsi sull’entusiasmo dei giorni che verranno. Chi non ha indugiato su uno di quei ricordi così felici, vissuto con pienezza, ma poi subito smarrito.

Gemma osserva suo figlio disteso sul letto, è addormentato,  una telefonata riavvolge di colpo la sua vita. Ci riporta al punto preciso in cui si è perduta, alla giovinezza, alla speranza, all’amore. Tutto può ripartire da una voce lontana  e dal segreto che è custodito in una poesia…

Leggendo Venuto al mondo si percepisce qualcosa di irrisolto, l’alone di una speranza mancata lascia confusi, sospesi a metà strada tra la felicità completa dell’amore e l’orrore più atroce della perdita. Voliamo sulla storia di Gemma con le ali leggere dei suoi ricordi, con rapidità e crudeltà, come se precipitassimo a un certo punto, scoprendoci ormai incapaci di andare oltre le ferite accumulate. La  sentiamo  incapace di ritrovare la speranza della giovinezza, sfiorita da dentro i suoi occhi e che cerchiamo di ricostruire nei nostri.

Venuto al mondo è un libro capace di cambiare la nostra vita perché ci riporta alla improvvisa accelerazione delle sue pagine, poste sulla lentezza dell’abitudine del mondo che conosciamo. Un libro che assiste al decadere delle distanze, al dissolversi di qualsiasi confine tra illusione e realtà. Ecco un frammento che ferisce per la sua dolorosa perfezione stilistica, Gemma ha perso da pochi giorni il bambino che aspettava, si trova a Roma, in un giorno come tanti, osserva l’uomo che ama (interpretato nel film da Emile Hirsch) e ci confida, quasi leggessimo una pagina del suo diario…

“Si volta, mi riconosce, molla la borsa per venirmi ad abbracciare.  Ti stavo pensando! – Urla – ti stavo pensando e tu arrivi.Mi stringe, ci siamo lasciati poche ore fa al mattino, ma è come se non ci vedessimo da mesi… è una sorpresa, un regalo. Camminiamo un po’ sul Lungotevere, mano nella mano come due turisti. Non sono stati giorni buoni gli ultimi, le sue cure non mi sono bastate. Ho una ruga di perplessità che non mi lascia più. Il mio lavoro non mi soddisfa, il mio carattere è sempre quello, un tiepido aguzzino. Galleggio nel mondo senza ottimismo, con gli occhi pieni di domande. Quel bambino perso è lontano da me, scacciato in fretta… però forse è lì, su quella ruga. E’ bello incontrarsi per caso in un giorno qualunque. Stringo le sue mani e non voglio più lasciarle. I suoi occhi mi risarciscono di tutto.”

Venuto al mondo è una storia che ferisce. Troviamo accanto alla rivelazione intima dei personaggi, che palpitano tra le pagine, anche la descrizione del nostro tempo, pagine di  contemporaneità, di coraggio, di pace e di guerra. La pace è il caos delle città dell’Europa ricca, persa nell’aridità del benessere. La guerra è quella privata di Gemma, che combatte  contro la natura. La storia di una maternità negata, agognata, “risarcita”. La storia di un amore che ha origine nel periodo festoso delle Olimpiadi dell’84 e che termina nella devastazione di Sarajevo, nel ventre dilaniato di una città assediata. Venuto al mondo rappresenta il dolore di una madre e al tempo stesso il resoconto dell’Europa aggredita e dilaniata da un passato ancora vicino, sul confine tra Oriente e Occidente, sul confine tra la dimensione privata e quella della nostra epoca, contraddittoria, perennemente irrisolta tra benessere e povertà.

© Riproduzione riservata


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