Riflessioni sulle folli dichiarazioni di Lars von Trier a Cannes

Cinema / News - 01 June 2011 06:00

Le sconcertanti dichiarazioni filo-naziste di Lars von Trier al recente festival di Cannes alla luce dei suoi vissuti biografici

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Il fatto. Durante una conferenza stampa tenuta all'ultimo festival di Cannes, il famoso e controverso regista danese Lars von Trier, vincitore nel 2000 della Palma d'Oro con il film Dancer in the dark, ha dichiarato: Capisco Hitler, capisco l’uomo che è po’ pieno di male, certo sono contrario alla seconda guerra mondiale e non sono contro gli ebrei, ma in realtà non troppo perchè Israele è un problema, come un dito nel culo, fa cagare" aggiungendo sotto gli occhi imbarazzati della platea: "Credevo di avere origini ebree ed ero contento, poi ho saputo che non era esattamente così ed ho scoperto le mie origini tedesche, sono un pò nazista anche io e sono contento lo stesso". Alla fine della conferenza stampa, su sollecitazione della direzione del festival, sono subito arrivate le scuse formali del regista, con una nota ufficiale: "Sono caduto in una provocazione. Tengo sinceramente a scusarmi. Non sono antisemita, né razzista, né nazista".  A quest'ultima ha comunque fatto seguito un provvedimento formale da parte del festival che lo ha dichiarato persona non gradita con effetto immediato.

Riflessioni. E' d'obbligo e scontato dire che il regista ha sbagliato nel fare tali deplorevoli dichiarazioni, soprattutto non considerando il contesto assolutamente inappropriato di un festival che, come si sa, è dichiaratamente politically correct. Partendo dall'ottimistico presupposto che non si trattasse del suo reale pensiero, si può quantomeno biasimarlo pensando si sia trattato dell'enorme leggerezza del parlare provocatoriamente all'interno di un festival come si farebbe in un contesto privato. In poche parole, nella migliore delle ipotesi, il regista è stato leggero e sconsiderato. Ma, detto questo, da un autore come Lars Von Trier non ci si può aspettare di tutto? Genio e sregolatezza sono spesso la regola per gli artisti, e nel suo caso questo è vero al cento per cento. Pensando agli eccessi a cui ci ha abituato in splendidi film come Le onde del destino (1996), Dogville (2003), Dancer in the dark (2000), o in opere interessanti ma discutibili come Idioti (1998) e Antichrist (2009), non si può certo pensare a lui come ad una persona composta ed equilibrata. Per non parlare poi dalle sue stranezze, come la fobia dell'aereo che fa sì che si sposti esclusivamente in auto, in camper (ogni anno attraversa l'Europa con questo mezzo per recarsi al Festival di Cannes) o in treno (solo di una determinata compagnia), che danno tutte il segno di una certa instabilità emotiva. Ricordiamo poi la forte ipocondria di cui non fa segreto e che fa sì che pensi sempre di avere qualche brutto tumore. Tornando indietro alla sua infanzia non gli ha poi molto giovato il tipo di educazione impartitagli dai genitori, in particolare dalla madre fermamente convinta del diritto del bambino all'autodeterminazione e quindi all'assoluta libertà, che ha determinato in lui non pochi problemi, tra cui quello del doversi creare da solo un rigido sistema di regole (vedi Dogma 95). Tornando alle sue affermazioni filo-naziste, le si possono ricondurre ad una sorta di crisi di identità causatagli anch'essa da una madre che, solo sul letto di morte, gli confessò di non essere il figlio biologico di quello che aveva da sempre ritenuto suo padre (di origini ebraiche), ma di un uomo di origini tedesche appartenente ad una illustre famiglia di compositori. Inoltre, cosa più sconcertante, gli rivelò di avere avuto quella relazione poichè "voleva dei geni artistici per suo figlio." Un segno ulteriore dei conflitti sulla propria identità che da sempre lo accompagnano lo dà il suo stesso nome, che all'anagrafe è Lars Trier, mentre l'aggiunta del Von è stata spiegata dal regista con un racconto riguardante il nonno, ma a livello più profondo la si può ricondurre alla volontà di darsi importanza con un titolo nobiliare, un pò come hanno fatto molti artisti da lui amati: Duke Ellington, Count Basie, o registi come Josef von Sternberg ed Erich von Stroheim.

Queste riflessioni sull'uomo Lars, oltre che sull'artista, non hanno assolutamente l'intento di sollevarlo dalle proprie responsabilità sull'accaduto, ma solo quello di ragionare un pò più a fondo sulle probabili ragioni delle sue inappropriate dichiarazioni. Non gridiamo perciò allo scandalo, ma cerchiamo di comprendere ciò che può nascondersi dietro un seppur grave errore.

 

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