Crimini E Misfatti. Una Riflessione Morale

Cinema / News - 23 December 2008 17:00

Nel lontano 1989 Woody Allen scrive e dirige uno dei suoi film più riusciti, in cui tragico e comico si coniugano perfettamente alla trama e in cui la riflessione morale ed esistenziale toccano vertic

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Nel lontano 1989 Woody Allen scrive e dirige uno dei suoi film più riusciti, in cui tragico e comico si coniugano perfettamente alla trama e in cui la riflessione morale ed esistenziale toccano vertici altissimi. In "Crimini e misfatti" lo sguardo di Woody Allen, sempre alle prese con le nevrosi e le idiosincrasie della tipica classe intellettuale newyorkese, si fa più ampio, più universale.

Il film prende avvio dal discorso di elogio umano e professionale che viene fatto in onore del medico ed oftalmologo Judah Rosenthal durante una cena per l'inaugurazione del nuovo reparto di oftalmologia dell'ospedale in cui opera. Così si dice di lui: "Noi siamo tutti molto fieri del grande impegno filantropico di Judah Rosenthal, delle infinite ore dedicate alla raccolta dei fondi per l'ospedale...ma quello che maggiormente apprezziamo in lui è l'amico, il marito, il padre, il compagno di golf...". A queste parole la moglie, la figlia e il genero cominciano a fargli notare scherzosamente il suo insolito stato di agitazione che, a quanto sottolinea la moglie, ha avuto inizio al suo rientro a casa dal lavoro. E' a questo punto che il regista, attraverso l'uso del flashback, getta una luce sul retroscena di questo stato d'animo.

Judah è appena tornato nella sua lussuosa abitazione quando, aprendo casualmente una lettera indirizzata alla moglie scopre che è stata scritta dalla sua amante per farle presente la relazione sentimentale che ha da ormai due anni con suo marito e per chiederle un incontro di chiarificazione. Sconvolto da questa lettera, Judah la getta immediatamente tra le fiamme del camino e, a questo punto, la scena torna alla cena di inaugurazione. Ora parla Judah il quale confessa di aver avuto da bambino un'educazione religiosa che forse gli è rimasta un po' dentro, nonostante si definisca un uomo di scienza e uno scettico, e di avere ancora impresse nella mente le parole del padre che diceva: "Dovunque gli occhi di Dio sono su di noi". Conclude scherzando sul fatto che, avendo tanto fantasticato su quegli occhi che immaginava impensabilmente penetranti e intensi, non doveva essere stato un caso avere scelto la specializzazione in oculistica.

Prende così il via la prima storia del film, in cui Judah, attraverso un percorso fatto di timori e sensi di colpa, giungerà alla decisione di togliere di mezzo l'ormai troppo pericolosa amante, che lo minaccia anche di far luce su alcune sue scorrettezze finanziarie, chiamata non a caso Dolores. L'uomo amato e apprezzato da tutti, ritenuto esempio di correttezza umana e professionale, svela quindi la sua doppia faccia, quella di una persona priva di una solida struttura morale e che, superato un'iniziale periodo di fragili e odiosamente ipocriti sensi di colpa, risorge nella consapevolezza dell'inesistenza della pena. Judah, in altre parole, scopre non solo che gli occhi di Dio con cui suo padre lo spaventava non esistono (infatti la sua colpa non viene scoperta), ma che, dopo un evento tale, la sua vita può continuare a scorrere serena e tranquilla. Tutto sta a far tacere i sensi di colpa che, del resto, non hanno ragione di esistere in un universo senza Dio o un qualsiasi ordine morale. In una scena in cui il protagonista rievoca la sua famiglia divisa tra un padre ebreo ortodosso ed una zia da quest'ultimo definita "cinica e scettica, stile vecchia Russia", vengono pronunciate frasi significative come: "La forza fa la legge", "Sei milioni di ebrei inceneriti e i nazi l'hanno fatta franca", "La storia è scritta dai vincitori" e, infine: "Se può commettere un omicidio e dopo la fa franca e decide di non farsi affliggere dalla morale è in un ventre di vacca". C'è molto da far pensare. E' colui che vince, colui che ha successo a dettare in un certo senso la morale? Sta tutto nel non farsi scoprire? Esistono da qualche parte e sotto qualche forma gli occhi di Dio che tutto vedono e tutto giudicano? Oppure esiste solo ciò che appare agli altri? Ci può essere, senza Dio, una qualche forma di morale personale?

Pensando ai tempi che corrono non si può essere ottimisti, in una società come la nostra in cui sembra sempre più che a prosperare siano i senza-scrupoli. La storia che, nel film, si sviluppa parallelamente a quella drammatica e intensa di Judah Rosenthal è quella, molto più leggera e a tratti comica, di Cliff Stern, interpretato da Woody Allen. Cliff è un idealista, afflitto da insoddisfazioni sia sentimentali che professionali, che viene coinvolto nella regia del documentario sulla vita dell'odiato e odioso cognato Lester, produttore di successo ammirato da tutti ma evidentemente superficiale. Durante le riprese, Cliff instaura un bel rapporto con la giovane produttrice Halley che, dopo un periodo di complicità con lui in cui si prendono gioco della vanità di Lester, finisce col legarsi sentimentalmente proprio con lui, cedendo al suo banale fascino. Evidente la delusione e l'amarezza di Cliff, invaghitosi apertamente di Halley. 

Notevole l'autoironia delle battute di Allen: "...è difficile mettere insieme cuore e cervello...sai...i miei non si danno neanche del tu", e poi "l'ultima donna in cui sono stato dentro è la Statua della Libertà" e, infine, riferendosi ad una lettera mandata a Halley, dice "l'avevo quasi tutta plagiata da James Joyce...ti avranno stupito tutti quei riferimenti a Dublino". Ennesima delusione di Cliff è la morte suicida dello psicologo e pensatore Louis Levy, teorico della vita e dell'amore, sul quale stava girando un documentario. Il film si conclude con l'incontro casuale di Judah e Cliff al matrimonio della figlia di un rabbino conosciuto da entrambi e che sta perdendo la vista dopo essere stato curato dall'oftalmologo (simbolica la perdita della vista da parte dell'uomo di fede e quindi la sua presunta cecità verso la vita reale). Durante un breve scambio Judah svela a Cliff, come fosse la trama di un film, la sua storia di omicidio, dramma e rinascita. Cliff afferma che sembra la realizzazione dei suoi peggiori incubi e che ci deve pur essere un'assunzione di responsabilità da parte del colpevole, altrimenti non può esserci vera tragedia. E' il confronto tra il vincitore e il vinto. Al pubblico stabilire chi sia l'uno e l'altro. Capolavoro. Autentico capolavoro.

 

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