La strada di casa, intervista all'attore Eugenio Franceschini

Tv / Intervista - 05 December 2017 09:00

Mauxa ha intervistato in esclusiva l'attore Eugenio Franceschini, tra gli interpreti principali della fiction "La strada di casa".

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Abbiamo intervistato in esclusiva l'attore Eugenio Franceschini, nel cast della fiction "La strada di casa".

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D: Nella fiction interpreti Lorenzo, figlio maggiore del protagonista Fausto (Alessio Boni) e colui che assume la guida dell’azienda di famiglia. Come ti sei calato in questo ruolo? 

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R: Devo dire che, essendo la fiction ambientata in una realtà di provincia e di campagna e venendo io da un paese della pianura padana, ho trovato abbastanza semplice restituire lo spirito provinciale che caratterizza il mio personaggio. Per quanto riguarda invece l'aspetto della pressione, che deriva dall'aver ereditato prematuramente la gestione dell'intera azienda, ho scelto di dare una caratterizzazione di completo disagio ed inadeguatezza accompagnata però dalla consapevolezza di dover stringere i denti ed andare avanti per il bene della propria famiglia.

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D: Cosa ti ha colpito di questo racconto? 

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R: Mi ha colpito e convito proprio l'aspetto della vita rurale che si andava a rappresentare, che mi affascina molto e per il quale mondo provo un grande rispetto e ammirazione.

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D: Il sistema agroalimentare è parte integrante della trama, ti eri mai interessato a questo settore?

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R: No, nella mia vita non mi sono mai interessato di questo settore, ma nonostante questo posso dire di comprenderlo, almeno in parte, o averne respirato l'aria poiché sono cresciuto appena fuori dal centro urbano di Verona dove i miei nonni avevano dei campi e di corse, chiaccherate, riflessioni e mangiate tra campi, nebbia e il fiume Adige ne ho fatte parecchie.

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D: Il tuo personaggio svolge un ruolo “imprenditoriale”, si assume la responsabilità di abbandonare il modello di gestione aziendale di suo padre per sostenere la crisi. Nella vita reale in che modo gestisci le responsabilità? 

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R: Non agisco d'istinto, rifletto molto, ma senza chiedere consigli, mi chiudo in me stesso fino a che non trovo una soluzione.

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D: Tuo padre Gianni è un attore di teatro, è stato lui a indirizzarti verso la carriera recitativa? Come è proseguito il tuo percorso artistico?

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R: Sì, è merito di mio padre e anche di mia madre, entrambi erano attori, poi mia mamma ha abbandonato logorata dalla vita nomade. Poi a diciotto anni sono venuto a Roma e sono entrato al Centro sperimentale di cinematografia dove ho imparato tanto e ho passato tre bellissimi anni. Da lì ho iniziato a lavorare e non mi sono più fermato, speriamo di continuare.

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D: Dal 2013 al 2015 sei stato protagonista in teatro con Leo Gullotta dello spettacolo "Prima del silenzio" di Giuseppe Patroni Griffi. Cosa ti ha insegnato questa esperienza?

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R: È stata la mia prima volta in una grande produzione teatrale nonché la mia prima volta in teatro senza mio padre, scuola di recitazione esclusa. Ho assaporato la vita di tournée, la ripetitività delle giornate, la compagnia che diventa la tua seconda famiglia, i rapporti fugaci che si instauravano di città in città. È stato un insegnamento quotidiano di dedizione, costanza e grande amore che Leo e tutta la compagnia, artisti e tecnici, hanno nei confronti del nostro mestiere.

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D: Credi che il teatro possa ancora avere un ruolo sociale come la tv o il cinema?

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R: Sì, certo ma ha bisogno di un'evoluzione o di un'involuzione perché allo stato attuale, escluse alcune poche realtà, rischia di diventare un lusso o un autocompiacimento per pochi, completamente staccato dall'interesse popolare e quindi dal suo ruolo sociale. Il che non è per forza un male, ma per me è fondamentale ricucire questo rapporto.

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D: Che cosa consiglieresti ai ragazzi e alle ragazze che sognano di intraprendere una carriera nel mondo dello spettacolo?  

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R: Ogni mezzo è buono per raggiungere i propri sogni e obbiettivi, anche in base alle opportunità che ognuno di noi ha. È ovvio che se mi chiedi quale sia a mio parere la strada migliore non c'è neanche bisogno che io ti risponda.

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D: In tv hai partecipato anche a “I Medici”, serie anglo-italiana. Ci sono state difficoltà di comunicazione dovute alla lingua diversa?

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R: No nessuna difficoltà, dove non arrivava il mio inglese subentrava l'aiuto dei traduttori. Per quanto riguarda l'internazionalizzazione dei progetti è solo una ricchezza, le difficoltà sono facilmente superabili e i benefici della mescolanza culturale sono incredibili, bisognerebbe farlo più spesso e nel modo più svariato possibile, ormai il mondo è in continuo movimento, i popoli si mischiano, si confrontano, si scontrano e così dovrebbe accadere anche sui set.

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D: Sei già impegnato in un nuovo progetto al cinema o in tv?

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R: L'ultimo progetto su cui ho lavorato è stato "Una vita spericolata" di Marco Ponti, un film a cui tengo molto, di cui non conosco ancora la data d'uscita. Inoltre ora in onda su Rai 1 c'è la serie "La strada di casa" e a febbraio uscirà il film "Sconnessi".

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