Intervista con William Hunter, direttore artistico di The Avengers

Comics / Intervista - 25 April 2019 10:35

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Intervista con William Hunter, direttore artistico The Avengers (2012). Hunter ha lavorato all'art department di Lanterna Verde, Sucker Punch, Alice in Wonderland, Star Trek (2009). 

Come descriverebbe la sua esperienza in “The Avengers”? A quali aspetti del film è più legato?

Prima di arrivare ad “Avengers”, nella mia carriera avevo già fatto esperienze da riempirci una vita. Avevo affrontato tantissime sfide di portata enorme, o almeno all’epoca mi erano sembrate tali. Non avevo mai vissuto un’esperienza del genere, però. Sentirmi chiedere di far parte di questo film immenso mi ha onorato ed elettrizzato. Non era mai successo che uno studio tentasse di unire così tanti franchise. Il tempo non bastava mai, il budget non bastava mai, e l’estetica del film era un’incognita. Che emozione! È questo che cerco nella vita.

Lei era il direttore artistico. Su quali aspetti del film si è concentrato?

Dovevo occuparmi di una buona parte del film. Ho aiutato a sviluppare e a disegnare tutto: la Stark Tower (sia gli interni che l’esterno), la stiva dell’Helicarrier, il laboratorio di Banner sull’Helicarrier, i motori che esplodono sull’Helicarrier, le strade di Berlino (che in realtà erano quelle di Cleveland, nell’Ohio), e la struttura dello SHIELD in cui appare Loki all’inizio del film. 

Come siete arrivati al risultato finale?

Vado molto fiero del lavoro che abbiamo fatto. Quando non hai tempo e devi pensare a come farti bastare il budget per rispondere a ciò che richiede la storia, devi fare molto affidamento su coloro che hai intorno. Devi ispirare i tuoi collaboratori a fare del loro meglio. Devi fidarti dell’istinto e avere il coraggio di spingerti oltre i limiti.

Quali sono stati i problemi più grandi che ha avuto durante la lavorazione? L’aspetto visivo è fondamentale: come siete riusciti a produrre le scenografie esattamente come le volevate?

La realizzazione di un film è un “caos controllato”. Devi essere disposto a correre dei rischi, e avere fiducia nel piano che ti sei preparato. A volte è difficile tenere a mente questa cosa. Con “The Avengers” il tempo non era dalla nostra parte. Abbiamo dovuto costruire i set più in fretta di quanto credevamo fosse possibile. Così è già abbastanza dura, ma poi devi scegliere i colori, definire i dettagli, e montare i set in modo che vengano ripresi in un certo modo. In tutto questo, devi essere sicuro che il set faccia colpo. Una passeggiata, eh? La scelta dei colori dipende dalla tonalità data all’aspetto visivo della storia dal “production designer”. Una volta saputo che tono usare, adottiamo le scelte più eccitanti possibile a livello visivo, e scegliamo dei dettagli, a livello di design, che si abbinino alla storia.

Ci può raccontare un episodio divertente avvenuto durante le riprese?

Siamo stati abbastanza fortunati da ottenere il permesso per girare nella più grande camera da vuoto del mondo; è a Sandusky, nell’Ohio. È proprietà della NASA. Quando siamo arrivati volevamo solo parlare di questa camera alta 37 metri , con pareti in alluminio spesse 1,2 metri e porte che ci mettono 20 minuti a chiudersi. Invece quelli della NASA volevano parlare solo di supereroi! Eravamo in una delle strutture più impressionanti mai costruite dall’uomo, e continuavano a farci domande su Iron Man e Vedova Nera.  

Che ne pensa del capitolo del franchise, “Avengers: Infinity War”?

È emozionante assistere finalmente al coronamento di tutto questo lavoro. Ce n’è voluto di tempo. Sono orgoglioso del ruolo che ho avuto nello scrivere la storia del cinema. Quando fai una cosa che non era mai stata tentata prima, e non fallisci, non puoi che commuoverti per tutto il lavoro che viene dopo di te. Spero che la Marvel e chi lavora a questi film abbia successo. Il loro successo è il mio.


© Riproduzione riservata


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