Intervista a The Niro, dall'album Best Wishes al Festival di Sanremo

Daily / Intervista - 10 January 2014 12:48

The Niro risponde alle domande di Mauxa per la rubrica "Di che cultura sei?"

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Mauxa intervista The Niro. L’artista ha pubblicato l’album X e a febbraio partecità al Festiva di Sanremo nella sezione “Nuove prposte” con la canzone “1969”.

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D. Nell'album "Best Wishes" presenti molte figure simboliche. Citi: "I vecchi non sanno mai / Il momento giusto per dire addio (...) Guardi il tuo cane improvvisamente vecchio". Oppure: "Johnny era una ragazza / Ha pianto / come una bambina / Ora sogna di riposare in pace, mentre / lui vuole vivere un'altra volta". Come mai questo ricorso all'ermetismo?

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R. Mi piace essere scoperto poco a poco. Anche nella vita sono così: timido, introverso ed ermetico. Anche se apparentemente sembro tutt’altro.

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D. Qual è il vantaggio e la fatica di scrivere in inglese?
R. Il vantaggio è tutto nella musicalità (il suono) della lingua inglese e nella possibilità di esprimere molti più concetti in un ristretto numero di sillabe.  Poi metriche e ritmiche complesse aumentano di molto il divario tra l’inglese e l’italiano.
Detto ciò, da qualche mese a questa parte ho iniziato ad appassionarmi alla scrittura di testi in italiano e sono molto soddisfatto di ciò che ho scritto finora.

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D. Parteciperai al Festival di canzone con la canzone "1969". Qual è l'argomento e da chi è scritta?
R. Il brano è stato scritto sempre da me e parla dello sbarco sulla Luna.

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D. Qual è il cantante e album che più ti ha influenzato e perché?
R. Ascolto da sempre tantissima musica e forse sarebbe riduttivo fare un solo nome, ad ogni modo un disco che mi ha ispirato parecchio negli ultimi anni è “The Hour of Bewilderbeast” di Badly Drawn Boy: è sporco, creativo, insolito ma anche diretto. E’ un disco che consiglierei a chiunque.

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D. Qual è il tuo libro preferito e ti ricordi dove lo hai letto?
R. “London Fields” di Martin Amis: l’ho letto la prima volta sdraiato su un prato a Villa Ada, un parco di Roma.

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D. Qual è il tuo film preferito e perché?
R. Sono un grande appassionato di cinema e in particolare amo la Nouvelle Vague francese: amo soprattutto Truffaut, che ho citato nel primo album nel brano “Baisers Volés”, che è appunto il titolo di uno dei suoi film. Forse quello che amo di più in assoluto.

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D. Quali sono i tuoi prossimi progetti?
R. Per prima cosa promuovere l’album “1969”, che sarà nei negozi dal 18 febbraio e sarà anticipato dal singolo omonimo che uscirà il 10 gennaio. Nel frattempo sto ultimando la colonna sonora di un cortometraggio diretto da James Mc Teigue (regista di “V per Vendetta”) con protagonista Richard Dreyfuss ambientato nella Reggia di Caserta.

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