Speciale Festival di Venezia

Film La luce nella crepa, intervista all'attrice Chiara Caselli

La luce nella crepa è il cortometraggio interpretato da Chiara Caselli

Film La luce nella crepa, intervista all'attrice Chiara Caselli

La luce nella crepa è il cortometraggio presentato fuori concorso durante la Mostra del Cinema di Venezia. Interpretato da Chiara Caselli, è diretto da Anselma Dell’Olio. Caselli sarò anche al Lucca Film Festival in qualità di giurata del concorso cortometraggi.

Come mai hai deciso di partecipare a un corto che affronta un tema così delicato come il care giving?

La luce nella crepa è nato a come motore propulsore questa figura straordinaria che Anna Mancuso a io sarò sempre grata alla vita di avermi dato la possibilità di Anna, la presidente e creatrice di salute donna. Anna è stata senatrice, e la tematica che viene affrontata nel cortometraggio - la figura del caregiver - neanche la conoscevo in profondità. Il caregiver è la persona che accompagna in questo caso un malato oncologico, e Anna l'ha vissuto con una persona nella sua vita, è stata caregiver del fratello e le difficoltà che ha dovuto affrontare e che vengono riproposte letteralmente nel cortometraggio sono le sue. Come senatrice ha sempre cercato - partendo dalla sua vita e dalle difficoltà che ha incontrato - di trovare una soluzione che fosse utile per coloro che si trovano nella stessa situazione.

La protagonista si avvicina poi ad una nuova consapevolezza accanto alla sorella. Credi che sia una scelta necessaria?

Sì, io sono Anna nel film, che accompagna la sorella malata di tumore dopo un ciclo di terapie a fare qualche giorno alle terme di Sirmione per potersi riprendere. All’inizio del cortometraggio la si vede chiamare l'azienda per la quale lavoro per chiedere qualche giorno in più di vacanza, negati per chi ha terminato tutte i giorni di ferie permessi. Anche se lei dice: “Ma io è dal periodo del covid che non mi prendo delle vacanze. Non sto andando in vacanza. Sto assistendo mia sorella”. Però non c’è nulla da fare, la legge non lo permette: emerge poi che se avesse la residenza nella stessa casa della sorella avrebbe diritto a più giorni. Ma lei giustamente replica: “Sì, ma che legge è? Io abito a 100 metri da mia sorella. Telefona all’azienda: “Bene, allora non posso prendermi altri giorni, ma la mia priorità è seguire mia sorella. Quindi mi licenzio da oggi, ed è quello che lei ha veramente fatto”. Sono decisioni anche con forti ripercussioni economiche sulle persone. Il cortometraggio cerca di raccontare anche una lacuna legislativa: Anna - con il gruppo parlamentare intergovernativo - sta cercando di risolvere questa lacuna. Esiste anche l’oblio oncologico: una persona malata oncologica, dopo aver terminato i cicli di chemioterapie, e guarisce, trascorsi cinque anni può nascondere le informazioni sul suo passato. Prima, invece, se ad esempio voleva richiedere un mutuo, gli veniva negato, proprio per la sua malattia. Inoltre ora il malato nel periodo in cui effettua le cure, può essere certo di non perdere il posto di lavoro.  

Come la regia si avvicina a questa tematica?

Come attore, a volte, capita che attraverso una storia tu entri in mondi che non conoscevi. In questo caso la regia di Anselma è di non caricare il racconto di retorica e pietismo, che avrebbero sottratto importanza al racconto, essendo già problematico.  Sono molto contenta di aver partecipato a questo lavoro. 

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