Recensione Fotograf, Karel Roden interpreta Jan Saudek

Cinema / Recensione - 27 June 2018 08:00

Diretto da Irena Pavlásková, in sala dal 28 giugno.

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Fotograf è il biopic liberamente ispirato alla vita di Jan Saudek, il fotografo e pittore di nazionalità ceca, diventato una leggenda vivente. Il film è diretto da Irena Pavlásková, mentre per la sceneggiatura la regista si è avvalsa della collaborazione dello stesso Saudek.

Fotograf

L'infanzia, durante la Seconda guerra mondiale, è quella di un bambino di origini ebraiche. Nato a Praga in una famiglia benestante, insieme al fratello Karen, Jan è destinato al campo di concentramento per bambini nati da matrimoni misti. Ai fratelli gemelli si interessa Josef Mengele che, ad Auschwitz-Birkenau, dirigeva la sua clinica per condurre gli aberranti esperimenti.


Della famiglia, si salvano il padre e i due figli. L'avvento del comunismo non facilita l'attività dell'artista, costretto a lavorare in uno scantinato per non attirare l'attenzione della polizia segreta.
Tra la fine degli Anni Settanta e gli inizi degli Anni Ottanta, Saudek conoscerà la celebrità internazionale, mentre in patria gli sarà finalmente concesso di esercitare la professione di fotografo.

Fotograf racconta l'artista attraverso le innumerevoli figure femminili che lo hanno circondate. Dalle moglie, e le figlie, alle modelle dei suoi scatti, le collaboratrici, le sostenitrici della sua opera.
Saudek, interpretato da un istrionico Karel Roden, le ama tutte, ammirandone la forza e la bellezza delle forme morbide. La sua natura libera e anticonformista malsopporta la monogamia e la convivenza. Nell'universo femminile che lo circonda, ci sono donne comprensive e generose, ma anche qualcuna più livorosa, in attesa di dargli il benservito.

Fotograf permette allo spettatore di immergersi nell'opera visionaria, tragica e gioiosa allo stesso tempo di Saudek. Certe immagini scattate in bianco e nero, poi completate con tecnica pittorica, contengono un erotismo spesso trasgressivo che ha fatto gridare allo scandalo. Invece, concordano i critici più influenti,  nelle sue fotografie c'è la prepotenza della vita che prende a calci nel sedere la morte e i suoi “angeli”.
Da un punto di vista prettamente cinematografico, il biopic si muove su uno sviluppo scontato.


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