Recensione del film 'Good Time'

Cinema / Recensione - 25 October 2017 08:00

"Good Time" è il film con Robert Pattinson e Jennifer Jason Leigh

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Good Time è il film di Benny Safdie e Josh Safdie, con Robert Pattinson e Benny Safdie.

La scena iniziale della rapina pare fiabesca, con i due furfanti che in banca entrano con una maschera simile alle fattezze umane, coperti da un cappuccio che dovrebbe insospettire le guardie: invece lasciano un biglietto alla cassiera chiedendo soldi, e lei tacitamente glieli concede. “È la prassi”, aggiunge lei al biglietto.

Aprendo la sacca, una nube rossa invade i loro corpi cosicché vengono individuati dalla polizia. Constantine “Connie” Nikas (Robert Pattinson) riesce a fuggire, mentre il fratello Nick (Benny Safdie) non si accorge di una vetrata e la frantuma. Nick è in prigione e Connie cerca di pagare la cauzione con i soldi del furto.

La recitazione di Pattinson è abile nel rendere lo sconforto di chi tenta di avere una vita migliore, tramite l’illegalità e al contempo sa che ciò limita la libertà di chi gli sta vicino. Così la scena in cui entra in ospedale cercando di far uscire Nick che è ricoverato e vigilato - dopo una lotta in carcere - rende il senso del film, che è capace di nutrire un’angoscia in ascesa.

I limiti di “Good Time” sono quelli del budget, che non permette di girare scene di maggiore impatto rispetto quello creato da semplici equivoci, che in un film crime non dovrebbero essere la linfa della trama. Così Connie dopo aver portato Nick a casa in carrozzella dall’ospedale, non si accorge di un dettaglio essenziale.

“Good Time” procede per accumulazione di errori del protagonista Connie, incidenti di percorso derivati della quotidianità, e che dilatano la storia noir fino a farla diventare un fragile racconto urbano esistenziale. Ma tale semplicità di mezzi è anche la veemenza del film, che propone uno spaccato della normale follia dell’uomo in cerca di qualcosa di superiore alle proprie possibilità, pur se non riesce a pianificare le possibili conseguenze infauste.

I registi Benny Safdie, Josh Safdie con “The Pleasure Of Being Robbed” (2008) cominciarono a concentrare le storie su giovani furfanti, newyorchesi emarginati che celano la loro perdizione con aspirazioni irrealizzabili. La stessa attrice Jennifer Jason Leigh partecipa al cast, segno che nello star system la ricerca di ruoli estremi è una prerogativa che è difficile inseguire. Lo stesso Barkhad Abdi - nominato allOscar per Captain Phillips - lavora al film. E il cast così composito riesce a restituire al film quella solidità formale che nella trama langue: dal gesto di Connie che fa ingoiare ad una guardia l’LSD cosicché perda la memoria e non ricordi la sua effrazione, ai notiziari televisivi che difendo di continuo le immagini dei rapitori

“Good Time” esplora una tematica apprezzata da un filone del cinema statunitense, dove alla scorrerie non c’è mai fine. Ad esempio “Barracuda”, in cui una ragazza entro nelle vite di una coppia fino a modificarla; “Person to Person”,  su come si incrocino le vite dei giovani newyorkesi.

Uno sguardo che - al di là della lontananza geografica dalle nostre esperienze - racconta come l’ironia del destino sia in realtà alimentata dai nostri errori.

© Riproduzione riservata




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