PlayerUnknown's Battlegrounds, recensione videogame per PS4

Games / Recensione - 18 December 2018 15:30

PlayerUnknown's Battlegrounds arriva finalmente su PlayStation 4

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PlayerUnknown's Battlegrounds è il videogioco che ha portato alla ribalta il genere dei Battle Royale, un’esperienza multiplayer con cento giocatori in contemporanea online, dove vince l’ultimo rimasto. La formula, divenuta in breve tempo un grande successo su PC, con più di venti milioni di copie vendute, è approdata lo scorso anno su Xbox One e solo recentemente su PS4, dove per lungo tempo ha dominato Fortnite come Battle Royale di riferimento. Il gioco Epic, tuttavia, è un prodotto pensato e approdato sul mercato dopo PlayerUnknown's Battlegrounds che è, a tutti gli effetti, il primo grande Battle Royale ad aver affollato i canali di Twitch per lungo tempo.

PlayerUnknown's Battlegrounds

PLAYERUNKNOWN'S BATTLEGROUNDS: NE RESTERÀ SOLTANTO UNO

La struttura di PlayerUnknown's Battlegrounds è tanto semplice quanto divertente, efficace nel mettere su un campo di battaglia cento giocatori, singoli o divisi per team, a sfidarsi letteralmente all’ultimo colpo: vince chi sopravvive. L’inizio è comune a tutti i partecipanti: si viene lanciati con il paracadute su una grande isola, la mappa di gioco, che si restringe gradualmente sino a diventare un piccolo cerchio, dove gli ultimi sfidanti arrivano al confronto diretto. Se a prima vista il titolo può sembrare semplice, immediato e di facile apprendimento, PUBG nasconde in realtà un’anima molto più complessa della sua ironia e di una realizzazione tecnica grezza ed elementare. I primi istanti di gioco ci vedono, come gli altri rivali, totalmente sprovvisti di qualsiasi arma o rifornimento, da cercare nella mappa di gioco, all’interno di edifici, strutture e complessi abbandonati. Trovare un’arma, che sia di fortuna come una padella o una mazza, o più professionale come pistole e mitragliatrici significa avere molto più chance di sopravvivenza, con il costante pericoloso di essere scovai da altri giocatori e terminare anzitempo la partita. Diventa così fondamentale essere veloci e abili nella ricerca di un equipaggiamento valido, prestando contemporaneamente attenzione a non muoversi in maniera sconsiderata, attirando le attenzioni degli altri giocatori. Lo stesso sistema di combattimento nasconde un alto grado di realismo, a dispetto di una realizzazione visiva scadente e che potrebbe portare a pensare il contrario. Sparare in terza persona con le armi ha un feedback credibile, pesante, con un rinculo spesso elevato e che necessita di un controllo ben studiato, un aspetto che amplifica in maniera esponenziale la soddisfazione di un’uccisione, con un peso tangibile e reale dell’eliminazione, spesso assente in tanti altri sparatutto.

PLAYERUNKNOWN'S BATTLEGROUNDS: NON È UN'ISOLA PER BELLI

Graficamente il gioco è un mezzo disastro, piagato da aliasing e un pop-up esagerato di elementi ambientali, con texture in bassa risoluzione e una definizione del contorno davvero scadente. Le mappe sono tendenzialmente vuote, con alberi e cespugli che, in lontananza, sono anche difficilmente distinguibili, una problematica che in un gioco del genere è molto grave. Eliminare o accorgersi di un nemico a distanza di metri, infatti, è una delle prerogative per sopravvivere e adottare determinate strategie, spesso rese vane da una difficile lettura della mappa. Fa sorridere il fatto che il gioco supporti l’HDR, uno standard avanzato che non sempre tutti i giochi hanno, salvo poi avere una risoluzione imbarazzante, con una scalettatura dei contorni inaccettabile in questa generazione, sia per gli elementi che compongono la mappa che per il nostro personaggio, davvero brutto e anonimo da vedere. Quello che rimane dal punto di vista tecnico è il frame rate stabile, ma non a 60 fotogrammi al secondo, un design audio soddisfacente, con esplosioni, fischi e caricatori che tagliano la mappa di gioco e un feedback dei colpi tutto sommato piacevole, che dona una giusta soddisfazione durante le sparatorie e l’eliminazione dei nemici.

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