Devil May Cry 5, recensione videogame per PS4 e Xbox One

Games / Recensione - 15 March 2019 14:00

Uno straordinario viaggio all'Inferno, con Dante, Nero e V

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Devil May Cry 5 è l’action stylish di Capcom, un concentrato di spettacolarità e azione che vede tre differenti protagonisti giocabili: Dante, Nero e il nuovo arrivato V. La serie ha sempre fatto del gameplay veloce, adrenalinico e ricco di possibilità il suo punto forte, qui sostenuto da una profondità ludica senza uguali nel suo genere, grazie alle tre differenti personalità di cui è costellata l’avventura principale. L’intreccio narrativo è solido e ben orchestrato, con la presenza di vecchie e nuove conoscenze, capace di espandere in maniera originale l’iconografia tipica della saga, con nuovi nemici e boss. 

Devil May Cry 5
QUESTA È SPARDA!

La storia di Devil May Cry 5 porta avanti la mitologia della serie plasmata nel corso degli anni, affascinante ed evocativa, basata sulla divisione ed eterna lotta tra demoni e umani. Più di duemila anni fa, la salita dagli Inferi del Re dei demoni, Mundus, aveva portato a una sanguinosa ed inevitabile disfatta per gli umani, salvati tuttavia da Sparda, un demone capace di ribellarsi al volere del Male e di sigillare il portale che collegava i due mondi. Nell’apparente pace che seguì tali eventi, Sparda sposò una donna chiamata Eva, da cui ebbe due figli, Dante e Vergil, per metà umani e per l’altra demoni. La vendetta di Mundus si abbattè proprio sulla loro famiglia, con la madre uccisa e i due fratelli in fuga, separati, ognuno per la loro strada. Dante, insieme a Lady e Trish, divenne un cacciatore di demoni, mentre Vergil abbracciò il lato demoniaco del suo essere, finendo nelle braccia del Male e divenendo un Nelo Angelo. Il quinto capitolo della serie si svolge qualche anno dopo la fine del quarto, dove Nero, figlio di Vergil e nipote di Dante, riesce nel tentativo di sventare una nuova e potente invasione demoniaca, insieme all’aiuto decisivo di suo zio. Entrambi sono ora cacciatori di demoni, per l’agenzia di famiglia Devil May Cry, in una missione che parte dalle profondità di Qliphoth, l’albero infernale, che ha invaso il mondo e sta crescendo grazie al sangue degli umani. Il Re Urizen, incarnazione del Demonio, sembra imbattibile, nonostante l’unione delle abilità di Dante, Nero e V.

SE DEVI FARE UNA COSA, FALLA CON STILE

Il gameplay di Devil May Cry 5 è quanto di più spettacolare, profondo, variegato e divertente il mondo degli action game possa offrire, con tre differenti personaggi caratterizzati in maniera sopraffina. Partendo da un base comune, come la barra della vita e la raccolta di gemme, che possono essere usate per migliorare il personaggio, comprare oggetti ed equipaggiamento, il gioco divide la storia in missioni vincolate all’utilizzo dei vari personaggi (tranne in un paio di episodi, in cui si può decidere chi scegliere). Ogni protagonista può così essere potenziato e sviluppato in maniera libera, usufruendo del suo arsenale offensivo e del suo peculiare stile di combattimento. In tal senso, il gioco offre una ricchezza ludica impossibile da trovare altrove, con praticamente tre differenti gameplay fusi in un’unica produzione. V è un evocatore, specializzato nel combattimento a distanza grazie alla possibilità di richiamare dal mondo delle tenebre Shadow, un puma estremamente aggressivo che attacca con le sue lunghe e affilate zampe, e Griffon, un’aquila che può scaricare a terra dei potenti fulmini. Ricaricando il Devil Trigger, possiamo non solo potenziare i nostri due compagni, rendendoli più coriacei e pericolosi, ma si può scegliere di evocare Nightmare, un’enorme creatura che, per un limitato periodo di tempo, infligge notevoli danni ai nemici. L’indole più caotica e viscerale del personaggio mette in campo scontri spesso legati alla pressione compulsiva dei tasti di attacco, per un approccio diretto e immediato, che bada poco a particolari tattiche o tecnicismi.

Nero brandisce una spada e una pistola, con attacchi veloci e rapidi, uniti al fondamentale uso del suo braccio demoniaco. La perdita dell’arto destro, infatti, ha permesso a Nico, amica e compagna di viaggio, di ideare differenti protesi, i Devil Breaker, centrali nell’esperienza ludica del giovane cacciatore di demoni. Accanto all’utilizzo come rampino, con cui attirare a sé i nemici più piccoli e aggrapparsi a quelli più grandi, il braccio da demone permette differenti utilizzi, a seconda del set di equipaggiamento scelto.

Dante è il più tecnico del trio, portando con sé l’esperienza nei quattro differenti stili di combattimento, acquisiti nel corso dei precedenti capitoli. Viene da sè che utilizzare lo storico protagonista della serie è quanto di più soddisfacente il gioco possa regalare, con una possibilità di concatenare le varie armi e abilità in maniera pressoché infinita, con combo e acrobazie aeree davvero esagerate. I quattro stili di combattimento, modificabili in tempo reale, permettono mosse specifiche per ogni arma equipaggiata, con l’apoteosi della superbia raggiunta dalla “Cavaliere”, una motocicletta che può dividersi in una straordinaria, e assolutamente visionaria, arma offensiva.  Le nuove introduzioni si amalgamo in maniera spettacolare alla tradizione della serie, permettendo a Dante una capacità straordinaria in termini di attacco e con trasformazioni demoniache entusiasmanti, brutali, devastanti.

LA BELLEZZA DEL MALE

Graficamente il gioco sfrutta il RE Engine, il motore proprietario di Capcom, recentemente utilizzato anche per la serie Residenti Evil, raggiungendo nuove vette di eccellenza in termini di resa visiva e animazioni facciali. Il titolo sbatte sin da subito in faccia al giocatore la sua anima viscerale, sanguinolenta, con scenari infernali plasmati in maniera impeccabile, per dettaglio ed effetti sulle superfici, carichi di shader ed effetti particellari. Le ambientazioni demoniache sono un vero e proprio culto di bellezza del male, un viaggio verso il centro infuocato dell’animo, mentre gli scenari urbani, che si sviluppano tra città ed edifici ormai trasfigurati dalla presenza del Qliphoth, non riescono a regalare lo stesso impatto e appeal visivo, risultando spesso anonimi e a tratti banali. Un peccato, considerando la realizzazione tecnica del gioco, che brilla per fluidità ed elementi a schermo, con una cornucopia di effetti durante i combattimenti, tra scintille, orb rossi, fendenti, cariche demoniache e armi dal fascino inarrivabile, originali, folli, fuori di testa. Il design dei personaggi è sostenuto da una resa dei volti, della pelle e dei vestiti al limite del fotorealismo, una qualità visiva all’avanguardia accompagnata da filmati registicamente ottimi e bellissimi da vedere. La stessa cura la ritroviamo nei Boss, enormi, furiosi, caratterizzati in ogni dettaglio, ricchi di effetti speciali durante i propri attacchi, con linee di dialogo irriverenti, di continua sfida e sfacciataggine, che donano al titolo una dicotomia tra il terrore, viscerale, apocalittico e un’ironia di fondo, leggera e spensierata.

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