Adieu au langage recensione film, Jean-Luc Godard e una nuovo livello d'avanguardia
Adieu au langage, si ritorna alle avanguardie con Jean-Luc Godard, che dirige il suo trentanovesimo lungometraggio, un film fatto di immagini distorte ed elucubrazioni, una coppia che si conosce e un

Adieu au langage film diretto da Jean-Luc Godard, presentato in concorso al Festival di Cannes 2014 e vincitore del Premio della giuria.
Adieu au langage trama. Un uomo e una donna si conoscono e intraprendono una relazione. Il rapporto tra i due declina, ci sono delle incomprensioni. Intanto un cane vaga per i campi e per la città. Le stagioni passano e i due si rincontrano, questa volta con il cane tra loro. Successivamente si avvia un secondo film, simile al primo, che però si conclude con un cane che abbaia e e un bambino che piange. E in mezzo a ciò numerose dissertazioni sull’uguaglianza, sulla natura e sulla metafora.
Adieu au langage recensione. Il film che Jean-Luc Godard presenta è un insieme di immagini e suoni interrotti, un conglomerato di elucubrazioni su concetti artistici, matematici e filosofici. Quel che vuole ottenere è la rottura del canonico linguaggio cinematografico, un rifiuto che fa parte del suo stile già dal primo lungometraggio “Fino all’ultimo respiro”, in piena Nouvelle Vague. Ma se per quella pellicola potevamo riscontrare un filo narrativo, Adieu au langage è la massima espressione dell’astrattismo, con immagini che ricordano le avanguardie anni ’20 e un montaggio molto frammentario. Non finisce qui, perché il regista decide anche di manipolare e stravolgere un’altra costante del cinema contemporaneo: il 3D. Godard infatti utilizza quest’ultimo in maniera innovativa, scoprendo nuove dissolvenze incrociate: così sullo schermo si vedranno delle immagini confuse, delle ombre, ma chiudendo un’occhio o l’altro si potranno vedere immagini differenti che interagiscono tra loro. Oltre a ciò le riprese sono state effettuate con macchine da presa con risoluzioni differenti, spesso basse, e i suoni sono in presa diretta, lasciando nel montaggio audio anche rumori gracchianti. Insomma si comprende che questo non è un film che ti faccia uscire dalla sala con leggerezza, ti colpisce e destabilizza. Il regista, oramai ottantaquattrenne, tenta una nuova rivoluzione nel campo, prende ciò che gli concede la contemporaneità e lo rinnova, lo distorce. In molti hanno manifestato entusiasmo verso il film, sostenendo che queste nuove idee siano destinate ad affermarsi, a creare una nuova rottura; il rischio però è che si crei una tradizione della rottura, e che ci si ritrovi ad affrontare sentieri già battuti tempo addietro, cadendo nel manierismo e nell’auto-citazionismo. Quale sarà il reale impatto di quest’opera sul mondo cinematografico lo scopriremo solo con il tempo, bisogna intanto riconoscere al regista un’instancabile abilità nel far parlare di sé e dei suoi film.
Adieu au langage cast. Héloise Godet (Girl on a Bicycle) e Kamel Abdeli (Harissa mon amour) interpretano la giovane coppia rappresentata nel film.
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