Recensione film Warm Bodies, anche gli zombie amano

Cinema / Recensione - 07 February 2013 07:30

Uno zombie innamorato potrebbe guarire l'intera popolazione dalla desolazione creata dopo l'avvento del virus

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Warm Bodies è tratto dall'omonimo romanzo scritto da Isaac Marion e pubblicato nel 2010. Prima di diventare un libro, la storia venne pubblicata online come racconto breve dal titolo Sono uno zombie pieno d'amore. Il successo ottenuto via web incoraggiò l'autore a scrivere un romanzo che ora approda sul grande schermo ad opera del regista Jonathan Levine.

Un virus letale ha sconvolto la vita degli umani tramutandoli in zombie. Il resto della popolazione, non colpita dal virus, lotta per la sopravvivenza, rintanata per paura d'essere morsa. R (Nicholas Hoult) è un giovane zombie che ricorda solo l'iniziale del proprio nome e si ciba di cervelli ma quando incontra Julie (Teresa Palmer) riscopre sensazioni ormai morte come il suo cuore.

Virus e amore. Il tema portante di questo nuovo film sugli zombie nasce dalla combinazione dei predetti elementi. L'amore come tematica nuova per un film sugli zombie. Un tema che non poteva essere prospettato né previsto nel 1978, quando uscì nelle sale cinematografiche L'alba dei morti viventi di Romero. I tempi cambiano e con essi anche gli zombie si devono adeguare, così com'è successo ai vampiri della saga di Twilight. Un virus letale che trasforma gli uomini in qualcosa che apparentemente sembra ed è disumano, ciò che è stato narrato anche in Io sono leggenda del 2007, con la variante della speranza riposta nella capacità di un non morto di ribellarsi ai propri simili ed innamorarsi. Trama pervasa anche dall'elemento della contrarietà e dell'opposizione del padre della giovane. Avversione che sembra la medesima vissuta in altre storie, dove la lotta di classe o le inimicizie tra famiglie condizionavano ed opprimevano le passioni degli amanti, per tutti Romeo e Giulietta.

Warm Bodies può essere paragonato a Twilight proprio per le tematiche in entrambe espresse. Il vampiro come manifestazione del male ha sempre avuto un ruolo di particolare fascino, se non altro per la sua eleganza unita all'elemento dell'immortalità. Aspetti che hanno permesso, nell'ultimo episodio della saga più che in altri film, l'affermazione della formula "e vissero felici e contenti" per l'eternità, oltre l'esistenza terrena. Warm Bodies parte probabilmente con qualche preconcetto relativo al ruolo che gli zombie spesso hanno avuto nel cinema. Sostanzialmente rappresentati come cadaveri in putrefazione che camminano mangiando essere viventi. Difficile immaginare una figura come questa capace di ammaliare una giovane ragazza indifesa. Eppure in Warm Bodies accade ciò che forse Romero non avrebbe mai immaginato, la determinazione della giovane di salvare un essere quasi umano, potrebbe permetterle di salvare l'intera popolazione.

Il film presenta quegli aspetti romantici propri dell'approssimarsi di San Valentino, con una trama ed una narrazione che esprimo sentimentalismo, a tratti contrastato dalla natura dell'essere. La solitudine e l'incomunicabilità che rende del tutto freddi come un ossuto, essere ormai persi, sono espresse con ironia. Una storia impossibile che la passione rende probabile, a tratti prevedibile. Un film divertente che gli appassionati di The Walking Dead forse non ameranno. Un horror comedy che intrattiene piacevolmente lo spettatore, con un cast formato da giovani attori che compiono una buona performance, capeggiati da un John Malkovich sempre in forma. Un film che ribalta ogni trama relativa agli zombie, conferendo a questi la possibilità di redimersi.

© Riproduzione riservata




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