Venezia 79, film Argentina 1985, storia inedita di una dittatura: 'L’arte salva'
Argentina 1985 è il film in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia
“L’attentato alla vicepresidente? Una storia terribile. Lo abbiamo saputo quando siamo atterrati a Venezia e siamo rimasti sconvolti. Non pensavo che la questione raccontata nel nostro film tornasse così attuale proprio in questo modo”. Così il regista di Argentina, 1985, Santiago Mitre, ha aperto la conferenza stampa di presentazione della pellicola alla 79esima edizione del festival del cinema di Venezia, riferendosi alle ultime notizie che riguardano Cristina Kirchner, contro la quale è stata puntata una pistola a margine di un incontro. Accanto a lui Ricardo Darin, interprete del magistrato che ha sfidato il potere, poi Peter Lanzani, Alejandra Flechner, Santiago Armas, Laura Paredes, Carlos Portaluppi.
Il processo contro la dittatura militare
“Il processo del 1985 - ha spiegato il regista Mitre - rappresenta un fatto molto importante per l’Argentina che inaugura la democrazia e condanna la violenza perpetrata dalla dittatura militare nel nostro paese. Siamo orgogliosi di essere stati i primi e poter presentare questa storia al mondo. E' un film su cosa è accaduto in Argentina e sulla fragilità della democrazia”.
Riccardo Darin parla di un film pensato anche per “le nuove generazioni che devono sapere esattamente cosa accadde”. “Ho vissuto questa storia personalmente - ha raccontato la Flechner - ero una ragazza giovane, avevo 20 anni ed ero cosciente di quanto stesse succedendo, per questo il processo è stato un evento storico bisogna dire che ha mostrato punti fino ad allora nascosti. Ho vissuto la dittatura come qualcosa di tatuato sul mio corpo, per questo sono molto orgogliosa di poter rappresentare questo film sento che è un film necessario, il passato illumina il presente”.
La violenza come strumento politico
Nel film uno dei passaggi chiave è la denuncia della violenza utilizzata come strumento politico. “Abbiamo vissuto molte dittature nel nostro paese - ha spiegato ancora Darin - le ultime crudeli e difficili da capire, noi siamo rimasti molto segnati e per molto tempo non abbiamo parlato dell'argomento, c'è molto dolore e tanti paesi latino americani hanno vissuto situazioni come queste. E' quasi impossibile non avere avuto un caso in famiglia o tra gli amici, il terrorismo di Stato si verificava ogni giorno, ed è terribile perché blocca la comunicazione e non possiamo sempre accedere alle informazioni è stato sempre difficile sapere la verità. Trentamila persone morte sono un dato di fatto”.
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