Recensione nuovo libro Christiane F: La mia seconda vita

Comics / News - 04 March 2014 14:12

Memoir - "La mia seconda vita" di Christiane F. Felscherinow con Sonia Vukovic.

image
  • CONDIVIDI SU
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon

La mia seconda vita di Christiane V Felscherinow con Sonja Vukovic (Rizzoli) - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino si conclude con Christiane F. a Kaltenkirschen, nello Schleswig-Holstein, dalla nonna e lontano dal giro di amicizie. Conservatrice, la nonna adora la Baviera e porta sempre il Dirndl, il costume tradizionale bavarese. Detesta tutto quello che rappresenta Christiane: i tacchi alti e i jeans attillati, l'abitudine di fare i compiti di notte, il modo di esprimersi, le dipendenze malsane. In casa ci sono anche gli zii e i cugini. E con la zia, i rapporti non sono migliori. Quando ha il permesso di uscire, Christiane ha l'obbligo di rientrare per le nove e mezzo serali. Un cambiamento radicale rispetto alla vita berlinese. Di quel posto ama la natura, tuttavia si annoia. Nell'autunno del 1978 esce il libro e la serie di interviste pubblicate su “Stern”. La sua vita diventa di dominio pubblico. Christiane comincia a rendersi conto delle conseguenze di questo stato di cose. Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, infatti, diventa presto un bestseller internazionale. Le viene proposto un apprendistato in una libreria. Nel 1980 si trasferisce ad Amburgo, dove condivide casa con musicisti noti - tra cui, i futuri Einstȕrzende Neubaten. Continua l'apprendistato in una filiale della libreria e durante il fine settimana si occupa dell'organizzazione di concerti alla Markthalle. Nel frattempo, dal libro viene realizzata la trasposizione cinematografica. Christiane vive il suo sogno americano presenziando il tour promozionale negli Stati Uniti. A Hollywood l'attende una limousine. Il soggiorno americano - come gli anni susseguenti alla consacrazione di icona giovanile di lungo corso - è costellato da incontri e curiosi incroci con molte celebrità. Alloggia allo Château Marmont su Sunset Boulevard. Anche oltreoceano l'adorano. Una mattina si sveglia in mezzo al frastuono e al viavai di ambulanze, polizia e troupe televisive. In una camera del lussuoso albergo era morto John Belushi.
A New York, invece, affaccia una metropoli inquieta e stressata. Non vede l'ora di tornare a casa.

Libri Braccialetti rossi e Scazzi

L'incontro con David Bowie - All'epoca della realizzazione del film, Christiane viene chiamata dalla casa di produzione: dovrebbe visionare la pellicola con David Bowie per fare dei tagli. Vola a Losanna dove sta per incontrare il suo idolo. Christiane entra nervosa nel fuoristrada nero con i sedili di cuoio: “Non credevo ai miei occhi: era più piccolo di me, più esile, e aveva i baffi come quelli di mio padre. Allucinante. David Bowie con i baffi? Ma ero troppo eccitata e sopraffatta dagli eventi per capire a che punto sarebbe arrivata la mia delusione. All'inizio non riuscii a spiaccicare parola. Bowie notò che quell'incontro mi mandava in confusione. Mi chiese come stavo e se avevo fatto un buon volo. Risposi di sì e, a parte quello, per tutto il tragitto, non staccai più gli occhi dal finestrino. Ero intimidita e non osai più pronunciare nessun'altra frase. Dopo quindici minuti di silenzio imbarazzante e penoso, arrivammo finalmente al cinema. Per me era Bowie la star del film”. Tuttavia, dopo la proiezione, la star si defila. Due anni dopo, nel 1983, l'artista si esibisce alla Waldbűhne di Berlino. Per l'occasione, a Christiane vengono promessi due biglietti con accesso al backstage. Ne riceve uno normale. Frustrata lo incontra al Jungle: “Are you ready for an awesome trip tomorrow? David Bowie l'ha appena invitata ad accompagnarlo alla prossima tappa del live.
Il giorno successivo a mezzogiorno, sale sulla limousine per l'aeroporto di Tegel e raggiunge il jet privato dei Rolling Stones affittato da Bowie e la sua band: “Ma che razza di aereo era quello? Incredibile! Di sedili ce n'erano sì e no una decina, giusto in caso di necessità. Al loro posto, enormi letti rotondi con lenzuola di raso e un bar ben fornito. Poi sgabelli, un impianto stereo, molti dischi. In bagno sono completamente partita: che magnificenza! Un pisciatoio di marmo volante! Di fianco al bagno c'era un'enorme camera, che si poteva chiudere a chiave. La band era di ottimo umore”. La delusione è dietro l'angolo.

Il mistero del terzo miglio di Colin Dexter con l'ispettore Morse

Uno schifo di vita - A cinquantuno anni, Christiane Felscherinow combatte con i gravi sintomi di un'epatite particolarmente aggressiva. Le è stata diagnosticata nel 1989. Conduce una vita essenziale. In casa, ci sono pochi mobili - ha traslocato troppe volte - e una parete di due metri per due di libri. Legge molto. Predilige i racconti biografici: “è come una fuga: i miei problemi poi mi sembrano meno gravi. Mi è difficile cercare aiuto, principalmente perché faccio fatica a fidarmi delle persone”. Nonostante gli inganni e i tradimenti delle persone amate, Christiane ha sempre puntato il dito contro se stessa. L'happy end non c'è stato, eppure non ha ceduto alla commiserazione e può dichiarare oggi: “Ce l'ho fatta. A modo mio. Nemmeno io ci avrei creduto”.

Doctor Sleep di Stephen King

Un passato senza futuro - “Mio Dio, io sono e resterò sempre una star del buco. Un animale da fiera. Una bestia rara. Una ragazza dello zoo di Berlino”. Succede, per esempio, che i giornalisti assoldino tossici come informatori e lei finisca in prima pagina. Molti le chiedono ancora di Detlef - “Lei non ha l'epatite C, no?”. L'autografo o una foto di rito, e lo stesso adagio in sottofondo: da una parte, i convenevoli e le lusinghe, dall'altra l'augurio di non capitare come sua vicina di casa. A distanza di decenni, rimane per tutti Christiane F.: “sono e resterò sempre la piccola drogata che si prostituiva insieme agli altri ragazzini”. Come sarebbe stata la sua vita senza la pubblicazione del libro?
L'infanzia, la detenzione, gli amori sbagliati, la disperazione, i rapporti difficili con la famiglia, la solitudine, la celebrità che ha ingarbugliato tutto e un unico, incondizionato, amore: “mio figlio”.

© Riproduzione riservata




Seguici su

  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon