Recensione del film Sognare è Vivere

Cinema / News - 08 June 2017 13:00

A Tale of Love and Darkness è il film diretto, scritto ed interpretato da Natalie Portman

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Sognare è Vivere ("A Tale of Love and Darkness”) è il film diretto, scritto ed interpretato dall’attrice israeliana Natalie Portman che esce oggi 8 giugno nelle sale italiane. Il film è tratto dal romanzo autobiografico dello scrittore israeliano Amos Oz, dal titolo "Una storia di amore e di tenebra”. SI tratta di un best seller pubblicato in molti stati sin dal 2004. Natalie Portman ha dichiarato d’essere rimasta favorevolmente colpita dal romanzo al punto di volerne fare un film e nel corso del 2015, dopo aver adattato la sceneggiatura per il cinema, ha realizzato anche la regia.

La trama di Sognare è Vivere è ambientata a Gerusalemme nel corso storico dei fatti accaduti nel periodo immediatamente successivo al 1945, quando la città era ancora sotto il mandato Britannico. Un bambino che da uomo diverrà uno scrittore, si appassiona alle storie narrate dalla romantica madre, attratto dai sogni che ne emergono e contestualizzandoli in una realtà oppressiva scorge il condizionamento che luoghi ed i fatti accaduti impongono ai suoi genitori mutandoli così come muta la sua vita.

Una narrazione poetica dove le metafore di vita si mescolano ad una iconografia immaginifica e visiva, stagliata sullo sfondo crudele ed arso di una realtà oppressiva come solo la guerra può prospettare. Gli occhi del narratore scrutano la realtà e gli effetti che questa produce sulla romantica e fragile madre: “Un essere di eterea e nebulosa bellezza le cui ali si erano schiantate contro la dura pietra di Gerusalemme, calda e polverosa”. Un intensa e flemmatica osservazione del tragico mutamento personale dovuto all’insostenibilità della grave monotonia imposta dalla realtà tragica ed oppressiva. Dove la guerra viene trattata come una metafora familiare: in realtà due figli di un padre violento non diventeranno necessariamente alleati, spesso ognuno di loro vede in suo fratello il volto minaccioso del padre. Una madre che vive il proprio disagio, distante dai sogni giovanili, descrivendo la repressione del bisogno di fuggire per l’amore verso il figlio. Tutto descritto con pacata accuratezza.

Natalie Portman realizza una narrazione intensa a tratti poetica e tuttavia rilegata ad una realtà storica e geografica contestualizzata dove la tragicità della vita viene metodicamente racchiusa in una emblematica metafora: “è meglio vivere senza sapere nulla piuttosto che vivere nell’errore”.

© Riproduzione riservata




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