In guerra per amore, alleanze per una donna nel film di Pif

Cinema / News - 25 October 2016 07:30

Pif è il regista di "In guerra per amore", film che racconta una storia d'amore sullo sfondo della seconda guerra mondiale: nel cast c'è anche Miriam Leone.

image
  • CONDIVIDI SU
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon

In guerra per amore è il film di Pif nelle sale dal 27 ottobre, distribuito da 01 Distribution. Nel cast ci sono lo stesso regista, Miriam Leone, Andrea Di Stefano, Sergio Vespertino e Stella Egitto.

Non semplice è la trama del film, sullo sfondo dello sbarco degli alleati statunitensi e canadesi in Sicilia nel 1943. Troviamo Arturo Giammaresi, giovane siciliano lavapiatti a New York e innamorato di Flora: lei - su decisione dello zio - è la promessa sposa del figlio di un importante boss di New-York, braccio destro di Lucky Luciano. Così Arturo per sposarla si reca di nuovo nel paesino natale della ragazza, per ottenere il consenso del padre. Per raggiungere l’isola deve però arruolarsi nell’esercito americano.

Dopo ”La mafia uccide solo d’estate” (2013), Pif tenta la strada ardua del racconto storico imperfetto di vita privata. Se lì era un giovane giornalista - anch’esso di nome Arturo Giammarresi - a raccontare eventi mafiosi, qui è la presenza della mafia a fare da collante per ottenere l’obbiettivo del protagonista.

Lo sbarco degli alleati aveva l’obbiettivo di aprire un varco nell'Europa continentale, invadere l’Italia, smorzare il fascismo e in una seconda fase indirizzare la strategia contro la Germania nazista. Così il 10 luglio del 1943 vediamo anche Arturo nello sbarco, qui incontra il tenente Philip Catelli che porta con sé informazioni segrete.

Lentamente emerge anche un sostrato diplomatico, perché gli alleati chiedono aiuto a Cosa Nostra, considerandola una forza alla pari. Da questo beneplacito la medesima mafia comincia l’ascesa nel dopoguerra.

Denso è stato il lavoro di documentazione nella sceneggiatura: “Ho scritto il soggetto e la sceneggiatura con Michele Astori e Marco Martani - dice Pif - Volevamo raccontare un fatto inedito, relativo a un periodo storico che si sarebbe rivelato decisivo per decenni”.

Ad avallare il rapporto tra le forze americane e la mafia è stato un documento rinvenuto a Londra, desecretato e chiamato Rapporto Scotten. Qui l’ufficiale Scotten nel 1943 stilò una relazione sul tema "Il problema della mafia in Sicilia”: emersero accordi ed alleanze con Cosa Nostra. I soldati americani ammettevano di essere andati a chiedere esplicitamente supporto a Cosa Nostra: “in molti paesi piccoli e grandi dell'isola l'elezione di sindaci mafiosi fu prassi proprio per garantire il controllo del territorio”, afferma Pif.

Lo stesso boss Lucky Luciano venne scarcerato negli Stati Uniti ed estradato in Italia “per servizi resi durante la seconda guerra mondiale”.

Miriam Leone afferma che ha accettato di recitare nel film sia per analizzare l'anima del migrante, che proporre un vicenda che “con intelligenza e ironia denunciasse un fatto storico che ha favorito la mafia. Da siciliana tutto questo ha per me un valore molto forte e importante”.

Le riprese si sono svolte al parco divertimenti di Cinecittà World, per le scene ambientate a New York. Altre ambientazioni si sono svolte a Erice e Segesta.

Un tema complicato, che recentemente è stato studiato per vari motivi. Dal punto di vista militare l’operazione - chiamata Husky - presentava problemi per l’indeterminatezza della gestione, nonché per la possibilità di affrontare territori siculi aspri. Da altri documenti - raccolti in dieci anni e pubblicati in un recente volume edito da Castelvecchio - provenienti dal College Park (Usa) e da Kew Gardens (Gran Bretagna) si evidenzia come gli alleati infierirono su una popolazione stremata dalla fame e dai bombardamenti, crearono un’alternativa di facciata al regime mussoliniano così da far ipotizzare una collaborazione. Fino al razzismo culturale anglosassone verso un popolo considerato più arabo che europeo.

© Riproduzione riservata




Seguici su

  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon